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L’energia nascosta in fondo ai ghiacciai della Groenlandia

Ghiacciai della Groenlandia: svelato il perché si sciolgono a ritmo accelerato
via depositphotos.com

Nel 2021, per il 25° anno di fila i ghiacciai della Groenlandia si sono ridotti

(Rinnovabili.it) – La Groenlandia si scioglie a ritmo accelerato. A differenza del Polo Nord, quello in azione sull’isola danese è un trend recente. Ma consistente. A inizio gennaio, il servizio danese di monitoraggio artico ha confermato che il 2021 è stato il 25° anno consecutivo in cui i ghiacciai della Groenlandia si sono ridotti. E per la prima volta nella storia, la stazione di osservazione sul picco dell’isola, a 3.200 metri d’altezza, ha registrato della pioggia invece che neve.

Perché questo ritmo accelerato, che non si spiega solo con l’andamento del climate change? Un team di ricercatori dell’università di Cambridge ha trovato la risposta. Il tasso di scioglimento dei ghiacciai della Groenlandia è maggiore alla loro base, vicino al punto di contatto con il terreno sottostante. Il motivo? Colpa del ghiaccio sciolto che, in forma ormai liquida, penetra in profondità, anche più di 1 km. “Mentre l’acqua di fusione cade, l’energia viene convertita in calore in un processo simile all’energia idroelettrica generata dalle grandi dighe”, spiegano gli scienziati.

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Il ruolo di quest’acqua di fusione è cruciale, perché si tratta della fonte di calore maggiore per i ghiacciai della Groenlandia. Anche più dell’aumento della temperatura globale. Non solo: le conseguenze del fenomeno generano uno scioglimento ancora più accelerato perché “lubrificano” il ghiacciaio e lo fanno scorrere più rapidamente sul terreno. Finendo in mare, dove la temperatura dell’acqua ne accelera ulteriormente la fusione.

“Quando si studia lo scioglimento alla base delle lastre di ghiaccio e dei ghiacciai, si considerano le fonti di calore come l’attrito, l’energia geotermica, il calore latente rilasciato dove l’acqua si congela e le perdite di calore nel ghiaccio sovrastante”, spiega Poul Christoffersen, che lavora sui ghiacciai della Groenlandia da 7 anni con il progetto europeo RESPONDER. “Ma quello che non avevamo veramente considerato era il calore generato dall’acqua di fusione drenata. C’è molta energia gravitazionale immagazzinata nell’acqua che si forma in superficie e quando cade, l’energia deve andare da qualche parte”. Per misurare il ritmo di scioglimento, i ricercatori hanno usato radio ecoscandagli sensibili alla fase, trovando che il tasso alla base è pressoché simile a quello in superficie causato dai raggi solari.

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