Lo studio considera anche gas climalteranti come metano, ossidi di azoto, fuliggine
(Rinnovabili.it) – Per calibrare le politiche sul clima non bisogna considerare solo il budget di carbonio, ma guardare oltre la CO2. Inserendo nel calcolo tutti gli altri gas serra. Solo così è possibile farsi un’idea precisa di quanto riscaldamento globale è già “incorporato” nelle emissioni passate e capire quanto aumenterà la temperatura globale anche se smettessimo immediatamente di aggiungere gas climalteranti in atmosfera. Il primo a fare questi conti in modo sistematico è uno studio guidato dall’Università di Washington a Seattle e apparso su Nature Climate Change.
Il lavoro parte dall’ipotesi che le emissioni di gas climalteranti siano cessate del tutto nel 2021. Anche se le cose fossero andate così, la quantità di metano, ossidi di azoto, aerosol come la fuliggine e i gas fluorurati già presente in atmosfera ci porterebbe a sforare gli 1,5 gradi con una probabilità del 42%. Lo studio testa queste ipotesi per ogni anno da adesso fino al 2080, costruendo scenari emissivi che riprendono gli 8 Shared Socioeconomic Pathways (SSPs) su cui si basano le proiezioni dell’IPCC.
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Cosa emerge? Già nel 2029, in uno scenario emissivo medio (SSP2–4.5), le probabilità di sforare gli 1,5 gradi salgono al 66%. Sempre secondo questo tasso di emissioni di gas climalteranti, per avere la stessa (altissima) probabilità di superare anche la soglia dei 2 gradi, bisogna arrivare al 2057. L’aspetto forse più interessante è che in tutti gli scenari, la Terra è già destinata dalle emissioni “incorporate” a sforare i target climatici 5-10 anni prima di raggiungerli davvero.
“Questo documento esamina il riscaldamento temporaneo che non può essere evitato, e questo è importante se si pensa ai componenti del sistema climatico che rispondono rapidamente ai cambiamenti della temperatura globale, tra cui il ghiaccio marino artico, gli eventi estremi come le ondate di calore o le inondazioni e molti ecosistemi”, spiega Kyle Armour, professore associato di scienze atmosferiche e di oceanografia dell’Università di Washington e coautore della ricerca. “Il nostro studio ha rilevato che, in tutti i casi, le emissioni del passato ci costringono a raggiungere i picchi di temperatura circa cinque o dieci anni prima di sperimentarli”.