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G20 Finanze, Yellen: prezzo del carbonio non è unica strada salva clima

Parlando dal palco veneziano la segretaria al Tesoro Usa lancia un non troppo velato messaggio all'Unione Europea e alla suo futuro "Carbon Border Adjustment Mechanism". "Se i Paesi prendono strade diverse l'approccio può creare frizioni"

G20 Finanze

Iniziata oggi a Venezia la due giorni del G20 Finanze

(Rinnovabili.it) – Agire immediatamente contro il cambiamento climatico ma evitando di focalizzarsi unicamente sul prezzo del carbonio. Questa la posizione espressa della Segretaria al Tesoro USA, Janet Yellen parlando alla platea del G20 Finanze. Il summit si è aperto stamane a Venezia raccogliendo allo stesso tavolo i Ministri delle Finanze e i Governatori delle Banche Centrali (MFGBC) delle venti più grandi economie mondiali. Si tratta del primo incontro in presenza del filone finanziario da febbraio 2020.

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Il focus è tutto sull’economia internazionale e sulla fase di ripresa ma la due giorni non può dimenticare i temi della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile. Ecco perché a chiusura del G20 Finanza si terrà la Conferenza Internazionale sul Clima di Venezia, incontro che mira a favorire il dialogo globale e facilitare la condivisione di strategie a supporto della transizione low carbon. 

In realtà la questione climatica è presente fin dalle primissime battute del summit, come ricorda Yellen. “La decarbonizzazione delle nostre economie entro la metà del secolo richiederà decisioni difficili ed è nostra responsabilità agire immediatamente”, ha commentato la politica statunitense indicando due aree in cui il lavoro del G20 Finanze sarà fondamentale: “i progressi sui dati e la trasparenza nei bilanci relativa alle emissioni inquinanti” e la discussione delle misure nazionali “per contrastare ricadute negative come le rilocalizzazioni delle emissioni di CO2″.

Un riferimento diretto alla nuova tassa sulla CO2 di frontiera che la Commissione europea si prepara a varare. Il meccanismo di regolazione del carbonio alle frontiere o CBAM che Bruxelles presenterà nel suo pacchetto Fit for 55, imporrebbe tasse sulle merci importate da paesi con politiche climatiche meno ambiziose di quelle UE. Uno strumento pensato per scoraggiare la “rilocalizzazione delle emissioni” attraverso il trasferimento della produzione in paesi con leggi emissive più lasse. Ma sono diverse le potenze estere a storcere il naso. “È importante che qualsiasi sistema di regolazione alle frontiere si concentri sul grado in cui le politiche climatiche di un paese riducono le emissioni, e quindi il contenuto di carbonio, piuttosto che concentrarsi solo sul prezzo esplicito del carbonio”, ha affermato Yellen. “Se i Paesi prendono strade diverse questo approccio può creare frizioni […] il G20 può creare una piattaforma per lavorare assieme per evitare ricadute dannose da approcci non sono allineati”.