Nuovo studio sulla fusione dei ghiacciai alpini a breve termine
(Rinnovabili.it) – Anche se il riscaldamento globale si fermasse completamente oggi, la fusione dei ghiacciai alpini continuerebbe fino a far perdere il 34% del loro volume. Nel giro di 25 anni. Con un ritiro di “chilometri” anche dei fronti glaciali più estesi, in tutto una perdita di superficie del 32% rispetto a oggi. Se, invece, continuiamo sulla traiettoria di global warming su cui ci troviamo oggi – che ci porterà verso +2,1-2,9°C entro fine secolo – entro il 2050 le masse glaciali sulle Alpi si dimezzeranno. Fino a perdere 2/3 del volume se il tasso di riscaldamento aumenta in linea con quello registrato nell’ultimo decennio.
Lo ha calcolato uno studio condotto da un gruppo internazionale di scienziati guidati dall’università di Losanna insieme all’università di Grenoble e all’università e al politecnico di Zurigo, e pubblicato su Geophysical Research Letters.
Tutti gli scenari a breve termine della fusione dei ghiacciai
Lo studio si basa su un modello predittivo messo a punto dai ricercatori che si appoggia ai dati della climatologia più recente lavorandoli con il machine learning. Lo scenario “irrealistico”, che vede il riscaldamento globale fermarsi al 2022, mostra quanto sia rilevante l’inerzia nel sistema clima-ghiacciai per valutare la futura fusione dei ghiacciai alpini. E quanto sia urgente limitare le emissioni di gas serra per preservare parte importante della criosfera del continente.
Mentre lo scenario che si fonda sulla traiettoria attuale di riscaldamento globale ci conduce verso una perdita del 46% del volume di ghiaccio se si considerano i dati climatologici degli ultimi 20 anni. Ma la fusione complessiva aumenta fino al 65% entro il 2050 se si prende come riferimento la traiettoria di global warming degli ultimi 10 anni.
Le perdite maggiori avverranno, come è ovvio, nei ghiacciai situati a più bassa quota. Ma, proprio come si prevede per la perdita di neve sulle Alpi, la fusione dei ghiacciai alpini riguarderà anche le altitudini più elevate: i risultati del modello predittivo associano perdite di volume consistenti per tutti i cluster dell’arco alpino considerati.
“Anche all’interno di gruppi con ghiacciai più grandi e ad altitudini più elevate, possiamo aspettarci di vedere una significativa perdita di ghiaccio con, ad esempio, la completa disconnessione di un ramo della Mer de Glace (Francia) e un ritiro di 3 km del fronte, una ritirata di 3 km del Grosser Aletschgletscher e la perdita di quasi la metà della lunghezza dell’Hintereisferner (Austria)”, si legge nello studio. “Entro la metà del secolo, quindi, solo i ghiacciai più grandi e più alti manterranno notevoli volumi di ghiaccio”, concludono gli autori.