Dal 2002, il 20% dell’aumento livello dei mari dipende dalla fusione dei ghiacci della Groenlandia
(Rinnovabili.it) – Raggiungeremo il punto di non ritorno della fusione dei ghiacci della Groenlandia se la temperatura globale arriverà a +1,7°C – +2,3°C sui livelli preindustriali. Oltre questa soglia, la calotta spessa 3 chilometri subirà delle perdite consistenti e improvvise. E nel corso di qualche centinaio di anni scomparirà quasi del tutto, contribuendo ad aumentare il livello degli oceani globali di circa 7 metri.
Lo ha calcolato uno studio coordinato dall’Arctic University of Norway e pubblicato sulla rivista Nature in cui gli autori hanno utilizzato modelli predittivi del clima e dello scioglimento dei ghiacci groenlandesi per individuare il probabile tipping point irreversibile della calotta groenlandese. La fusione dei ghiacci della Groenlandia è uno dei fattori che oggi contribuisce di più all’innalzamento del livello dei mari. Dal 2002 a oggi si stima che sia responsabile per circa il 20% dell’aumento.
Come funzionano i punti di non ritorno della fusione dei ghiacci della Groenlandia
Dalla ricerca emergono due dati interessanti. Il primo riveste di un’importanza ancora maggiore il rispetto dell’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi. Secondo le proiezioni, infatti, anche uno sforamento temporaneo degli 1,5 gradi dovrebbe innescare dei meccanismi di feedback positivo e portare a una fusione significativa della calotta della Groenlandia. Che si tradurrebbe in un incremento del livello dei mari di alcuni metri nel corso di secoli.
Una situazione che coincide con lo scenario emissivo più ottimistico ancora a portata di mano secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, in cui è proprio un overshooting a +1,7-+1,8°C, con rientro sotto gli 1,5 gradi entro il 2100, l’orizzonte migliore a cui possiamo ambire.
Il secondo dato riguarda le possibilità di mitigare gli effetti della fusione dei ghiacci della Groenlandia. Anche innescando il tipping point, e anche negli scenari emissivi peggiori, la perdita di calotta può essere contenuta in modo sostanziale con un rientro sotto la soglia di 1,5°C. Questa configurazione si tradurrebbe nel raggiungimento di stati di equilibrio intermedi, senza fusione totale, che eviterebbero alcuni metri di innalzamento del livello degli oceani.