La perdita di punti di fissaggio accelera la fusione dei ghiacci dell’Antartide
(Rinnovabili.it) – Il Polo Sud sta “mollando gli ormeggi”. Rispetto a mezzo secolo fa, i punti di ancoraggio tra scudi glaciali e la roccia sottostante stanno fondendo due volte più veloci. Il manto glaciale spesso alcuni chilometri, quindi, non è più trattenuto e scivola rapidamente in mare, accelerando la fusione dei ghiacci dell’Antartide. Un quadro che riguarda gran parte, anche se non tutto, l’Antartide: a essere interessato, infatti, è 1/3 dei “punti di fissaggio” (pinning points).
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Lo ha rivelato uno studio dell’università di Edimburgo apparso su Nature. Il primo a tentare una stima complessiva dei cambiamenti nello spessore dei ghiacci antartici marini, le lingue di ghiaccio che sono ancorate alla roccia e trattengono lo scivolamento in mare degli scudi glaciali terrestri. Lo fanno tramite i punti di fissaggio, che si formano quando parte di una calotta di ghiaccio galleggiante si ancora ad un’elevazione sul fondo dell’oceano, creando una protuberanza visibile sulla superficie altrimenti liscia della piattaforma di ghiaccio.
È proprio mappando e monitorando l’evoluzione di queste protuberanze tramite l’analisi delle immagini satellitari degli archivi NASA che gli autori hanno ricostruito una serie storica più consistente e affidabile per evidenziare dei trend. Gli studi disponibili oggi vanno indietro al massimo al 1992. Allargando lo sguardo fino al 1973, i ricercatori dell’ateneo scozzese hanno rilevato una tendenza marcata all’accelerazione iniziata attorno al 2000.
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Tra 1973 e 1989 solo il 15% dei punti di fissaggio risultano ridotti di dimensione. L’assottigliamento del ghiaccio in quel periodo è rimasto quindi confinato in piccole sacche. Negli anni ’90 prende il via una accelerazione della perdita di ancoraggio nella parte occidentale del continente e nel Mare di Amundsen. Il numero di punti di fissaggio che si sono ridotti è aumentato al 25% dal 1990 al 2000 e al 37% dal 2000 al 2022.
“Il passaggio negli ultimi 50 anni da uno scioglimento delle piattaforme di ghiaccio relativamente limitato e concentrato a livello regionale, a un disancoraggio molto più diffuso, è sorprendente. La preoccupazione costante è quanti altri di questi punti di fissaggio di vitale importanza inizieranno a sciogliersi nei prossimi 50 anni”, commenta Bertie Miles, primo autore dello studio.