Un nuovo modello predittivo calibrato sui ghiacciai con fronti verticali stabilisce che il ritmo di fusione delle lingue glaciali è fino a 100 volte più rapido rispetto a quello previsto dai modelli tradizionali. Che si basano sui ghiacciai del Polo Sud, più accessibili e da cui è più facile raccogliere dati
Finora le stime sulla fusione dei ghiacciai dell’isola fissano a 27-78 cm il contributo al 2100 all’aumento dei mari
(Rinnovabili.it) – I modelli climatici che usiamo per stimare quanto aumenterà in futuro il livello dei mari si basano sui ghiacciai dell’Antartide. Relativamente stabili e poco ‘scoscesi’. Non tutte le masse glaciali del Pianeta, però, sono simili a quelli del Polo Sud. In alcune regioni i fronti dei ghiacciai sono particolarmente verticali, cioè incontrano l’oceano con un angolo acuto. In questi casi, i nostri strumenti predittivi non catturano bene la velocità di fusione dei ghiacciai. È il caso della Groenlandia. Dove le lingue glaciali, secondo un nuovo modello messo a punto dall’università del Texas, starebbero scomparendo fino a 100 volte più rapidamente di quanto si pensava fino ad ora.
“Per anni si è preso il modello del tasso di fusione dei ghiacciai galleggianti dell’Antartide e lo si è applicato alle fronti verticali dei ghiacciai della Groenlandia”, spiega Kirstin Schulz, prima firma dello studio pubblicato su Geophysical Research Letters. “Era il meglio che potevamo fare date le osservazioni limitate. Se era sbagliato o giusto, chi lo sapeva? Ma ci sono sempre più prove che l’approccio tradizionale produce tassi di fusione troppo bassi sui fronti verticali dei ghiacciai della Groenlandia”.
Quanto pesa la fusione dei ghiacciai della Groenlandia?
La scelta di basare i modelli su cosa succede in Antartide è del tutto contingente, ben poco ‘scientifica’. La Groenlandia è difficile da osservare: studiare i fronti verticali espone al rischio di distacco di blocchi di ghiaccio. Molto più semplice raccogliere dati al Polo Sud. L’idea di mettere a punto un nuovo modello, specifico per catturare la rapidità di fusione dei ghiacciai con fronte verticale, arriva dall’osservazione condotta nel 2016 da un altro team di ricercatori in Alaska, che aveva trovato un ritmo molto accelerato nello scioglimento del ghiacciaio LeConte dopo aver raccolto dati grazie a dei kayak robotizzati.
Le nuove stime prodotte dal modello dell’università del Texas possono incidere molto sulle previsioni sull’innalzamento del livello dei mari globali. Infatti, la Groenlandia è uno dei più importanti singoli contributori. Se la sua calotta si sciogliesse del tutto, farebbe alzare gli oceani di circa 6 metri. Dal 2011 al 2020, lo scioglimento dei ghiacci dell’isola ha causato già un aumento di 1 cm. Al 2100 il contributo potrebbe essere di 27-78 cm, secondo le stime tradizionali. Un ritmo accelerato può far lievitare questo dato.