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Il Piano dei Fridays for future italiani, tagliare le nostre emissioni del 12% all’anno

Fridays for future
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di Tommaso Tetro

(Rinnovabili.it) – Mancano sette anni e 91 giorni alla fine del budget di carbonio del Pianeta; da quel momento in poi il mondo viaggerà “irrimediabilmente” verso l’aumento medio delle temperatura globale al di sopra degli 1,5 gradi. Per questo ogni giorno in più che impieghiamo per arginare la crisi climatica è un giorno perso. Bisogna correre, e farlo subito: è necessario tagliare le nostre emissioni del 12% all’anno per arrivare a essere a (quasi) emissioni ‘zero’ entro il 2030.

I Fridays for future Italia citano studi, scienziati (“che vanno seguiti”), esperti delle Nazioni Unite (in particolare il panel che si occupa di studiare i cambiamenti climatici, l’Ipcc). Ma soprattutto hanno le idee chiare: “Non sono richieste radicali. Questo è il minimo che possiamo fare per garantirci un futuro”, spiegano nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati in cui hanno presentato il loro piano per la ripresa che, già dal titolo, parla ai posteri: ‘Ritorno al futuro’, così come il nome della campagna che hanno lanciato con contenuti e idee definite dell’economia come dovrà essere per tentare di riuscire a salvare l’umanità dalla “catastrofe” climatica.

Il 9 ottobre i Fridays italiani – che sulla scia della giovane svedese Greta Thunberg, alla quale si sono ispirati, hanno portato anche da noi i venerdì degli scioperi globali per difendere il Pianeta – saranno in piazza con una richiesta secca: quella di investire le risorse del Recovery fund sulla transizione ecologica. Partendo dalla logica che alla base di una svolta ‘verde’ non possono non esserci “azioni concrete e immediate per la giustizia climatica e ambientale e per quella sociale”.

Il Piano per la ripresa all’interno di una vera transizione ecologica – il loro ‘Ritorno al futuro’ – dicono di averlo messo a punto durante la crisi sanitaria, in pieno lockdown: “Oggi avremmo preferito essere a casa o scuola; e lo avremmo anche fatto, se soltanto il governo avesse fatto i compiti”.

Il Piano è “una ricetta pronta all’uso”. Alla base l’idea che alla “crisi climatica e a quella sociale ci sia un’unica soluzione”: e cioè la transizione ecologica. E può essere sintetizzato in sette punti chiave.

Primo: rilanciare l’economia investendo nella riconversione ecologica; creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro puntando su energia rinnovabile diffusa, mobilità sostenibile, efficientamento energetico degli edifici.

Secondo: riaffermare il ruolo pubblico nell’economia; stimolare l’economia con sussidi pubblici vincolati alla riconversione ecologica e istituire una programmazione precisa per una rapida riconversione verso imprese sostenibili.

Terzo: realizzare la giustizia climatica e sociale; tutelare i lavoratori e le lavoratrici, i territori e le fasce della popolazione più esposte alle conseguenze della crisi economica e climatica.

Quarto: ripensare il sistema agroalimentare; promuovere la transizione verso un’agricoltura che salvaguardi i suoli e gli ecosistemi e che sia più sostenibile a livello climatico.

Quinto: tutelare la salute, il territorio e la comunità; promuovere la tutela e la messa in sicurezza dei territori, implementare opere che garantiscano la riduzione dell’inquinamento e la revisione sostenibile dell’intera filiera produttiva.

Sesto: promuovere la democrazia, l’istruzione e la ricerca; vogliamo una società in cui esista maggiore partecipazione democratica nelle scelte collettive; e aumentare il finanziamento dell’istruzione pubblica e della ricerca assicurandone l’accesso e garantendo che siano condotte in maniera trasparente e libera da conflitti di interesse.

Settimo: costruire l’Europa della riconversione e dei popoli; aumentare la portata del Green deal europeo al fine di alzarne i target climatici e superare il paradigma dell’austerità a livello europeo.

Vi stiamo chiedendo di agire in prima persona per salvarci e migliorare il mondo che tutti vogliamo – concludono i Friday nostrani – non è sufficiente che il governo ogni tanto dica quasi come fosse un intercalare ‘transizione verde e digitale’; abbiamo bisogno che ogni giorno il consiglio dei ministri se ne occupi. Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza del governo è documento miope che mira più alla resistenza che alla resilienza. Non siamo in linea oggi con l’accordo di Parigi e non potremo mai esserlo. Bisogna modificare le linee guida di quel Piano. E anche la legge di Bilancio del 2021 deve essere all’insegna della transizione ecologica. Siamo di fronte a una scadenza irrecuperabile, non possiamo più permetterci errori. E’ necessario diminuire le emissioni di almeno il 12% ogni anno altrimenti i target climatici non saranno raggiunti. In questa situazione di crisi climatica nessun risultato al di sotto della soglia di sicurezza può andar bene. Non sono richieste radicali, è il minimo per garantirci un futuro. E nuova era per l’umanità”.

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