Non siamo pronti a gestire le crisi sistemiche che sarebbero generate dall’innesco di un punto di non ritorno climatico. I tipping point entrano per la 1° volta nella classifica dei rischi globali stilata, come ogni anno, dal World Economic Forum. Mentre l’impatto degli eventi estremi domina la lista delle minacce a breve, medio e lungo termine
Presentata la 19° edizione del Global Risk Report del WEF
(Rinnovabili.it) – Effetti del cambiamento climatico e disinformazione sono i 2 rischi globali più grandi che il mondo dovrà affrontare nel breve termine, entro il 2026. Mentre da qui al 2034 le sfide maggiori riguardano tutte la crisi climatica: eventi estremi, innesco di punti di non ritorno del sistema terrestre, collasso degli ecosistemi e perdita di biodiversità, esaurimento delle risorse naturali sono ai primi 4 posti nella classifica dei rischi globali più consistenti nel prossimo decennio. Con l’inquinamento che guadagna la 10° piazza. E i tipping point climatici che entrano in classifica per la prima volta in assoluto. È la previsione del Global Risk Report pubblicato, come ogni anno, dal World Economic Forum in vista del Forum di Davos 2024.
Anche la 19° edizione del rapporto sui maggiori rischi globali è dominata dalla crisi climatica. Un tema che continua a preoccupare i 1500 esperti che hanno contribuito alla valutazione, sia nel breve sia nel lungo termine, ben più di altre minacce emergenti come l’uso improprio dell’intelligenza artificiale o di problemi come la polarizzazione sociale e la disinformazione.
Forum di Davos 2024, quanto è urgente la minaccia della crisi climatica?
Due terzi degli esperti intervistati classificano gli eventi climatici estremi come il rischio principale che con maggiore probabilità presenterà una crisi materiale su scala globale nel 2024. Eventi che sono anche considerati il 2° rischio più grave nei prossimi 2 anni e che domina la lista delle minacce del prossimo decennio.
L’aspetto più interessante di questa classifica dei rischi globali del Forum di Davos 2024, però, è un altro: gli esperti hanno opinioni molto diverse sull’urgenza della crisi climatica e degli aspetti ad essa collegati. In particolare per quanto riguarda i rischi di perdita di biodiversità, del collasso degli ecosistemi e dei cambiamenti critici per i sistemi terrestri. Giovani e più anziani non la pensano allo stesso modo. Così come l’industria ha un’opinione distante da quella della società civile.
“Gli intervistati più giovani tendono a classificare questi rischi in modo molto più elevato nel corso di un periodo di due anni rispetto ai gruppi di età più anziani”, mentre “il settore privato evidenzia questi rischi come le principali preoccupazioni a lungo termine, in contrasto con gli intervistati della società civile o del governo che danno priorità a questi rischi su orizzonti temporali più brevi”, dettagliano gli autori del Global Risk Report. Una “dissonanza” nella percezione dell’urgenza dei problemi climatici che “acuisce il rischio di non cogliere i momenti chiave per intervenire”.
Come cambia il mondo a causa dei tipping point climatici
Un intero capitolo del rapporto è dedicato ai rischi collegati al superamento di almeno un punto di non ritorno del sistema climatico della Terra. Un’ipotesi che è giudicata probabile o altamente probabile dall’ultimo rapporto dell’IPCC, con 4 indiziati sotto la lente: collasso delle barriere coralline (da cui dipende il 25% delle specie di pesci globali), collasso degli scudi glaciali di Groenlandia e Antartide occidentale, fusione rapida del permafrost. Per tutti il tipping point potrebbe arrivare già a +1,5°C di riscaldamento globale. Il 2023 si è chiuso con +1,48°C rispetto all’era pre-industriale.
L’innesco di uno o più tipping point avrebbe impatti a livello sistemico, colpendo insieme sicurezza alimentare, idrica e sanitaria. E la maggior parte dei paesi non è preparato a uno scenario del genere. Né si sta preparando adeguatamente. “Molte economie rimarranno in gran parte impreparate agli impatti “non lineari”: il potenziale innesco di un nesso di diversi rischi socioambientali correlati ha il potenziale di accelerare il cambiamento climatico, e di amplificare gli impatti correlati, minacciando le popolazioni vulnerabili dal punto di vista climatico”, sottolinea il rapporto.
Un problema che si riverbera anche sulla nostra capacità di rispondere. Senza adeguata prevenzione, rimediare durante una crisi multipla di questa magnitudo sarà complesso. “La capacità collettiva di adattamento delle società potrebbe essere sopraffatta, considerando la portata dei potenziali impatti e dei requisiti di investimento nelle infrastrutture, lasciando alcune comunità e paesi incapaci di assorbire sia gli effetti acuti che cronici del rapido cambiamento climatico”, avverte il documento che guiderà le discussioni al Forum di Davos 2024.