La FAO spiega come adattare le pratiche di gestione delle foreste globali per fronteggiare la crisi climatica
La crisi climatica rende le foreste globali più vulnerabili a diversi fattori di stress. Su tutti gli incendi e l’attacco di parassiti. Mentre la deforestazione sta, finalmente, rallentando a livello mondiale. Ma non basta. Per fronteggiare l’impatto del cambiamento climatico e rendere sostenibile il consumo di legname, che in prospettiva diventerà sempre più rilevante per la bioenergia, è necessario adattare le pratiche di gestione delle foreste. Lo afferma il rapporto State of global forests 2024 rilasciato di recente dalla FAO.
Incendi, una minaccia crescente per le foreste globali
Il primo affondo del rapporto è riservato agli incendi. L’intensità e la frequenza dei roghi stanno aumentando e colpiscono anche territori prima non toccati da questo fenomeno. I fattori che incidono su questa trasformazione sono principalmente la siccità e l’aumento delle temperature globali.
Solo nel 2023, calcola la FAO, gli incendi nelle foreste globali hanno rilasciato in atmosfera 6,7 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2), circa il doppio di quelle che genera in un anno l’Unione Europea. Gli incendi che si sviluppano nell’emisfero boreale costituiscono circa il 10% delle emissioni di gas serra globali. Questo dato tende a variare molto di anno in anno, e di recente ha toccato picchi senza precedenti a causa della diffusa siccità, come nel 2021, quando hanno raggiunto il 25% del totale mondiale.
Specie invasive, il 2° fattore di stress più importante
Sempre legato al cambiamento climatico, il 2° fattore di stress che influisce di più sullo stato di salute delle foreste globali è l’avanzare delle specie invasive. Insetti, parassiti e agenti patogeni minacciano la crescita e la sopravvivenza degli alberi, incidono sulla capacità delle foreste di sequestrare il carbonio e su altri servizi ecosistemici che forniscono.
Alcuni esempi? Il nematode del legno di pino ha già causato danni significativi alle foreste di pini autoctoni in Cina, Giappone e Corea, e si prevede che almeno 25 milioni di ettari di foreste in Nord America subiranno danni devastanti a causa di insetti e malattie entro il 2027.
Deforestazione in frenata
Un elemento positivo è il rallentamento della distruzione delle foreste per mano umana. Nel lungo periodo, l’ultimo decennio ha visto una frenata abbastanza importante a livello mondiale rispetto agli anni ’90. I dati relativi agli ultimi anni mostrano che il calo del tasso di deforestazione è anche più significativo in alcuni dei paesi che, tradizionalmente, erano tra i primi 10 al mondo per disboscamento, come Indonesia e Brasile.
Come migliorare la gestione sostenibile delle foreste?
Il rapporto della FAO individua 5 ambiti di innovazione che possono migliorare il potenziale delle foreste: tecnologico, sociale, politico, istituzionale e finanziario. Tra le tante indicazioni fornite dall’agenzia ONU, spiccano l’uso dell’intelligenza artificiale per facilitare l’analisi automatizzata di un vasto volume di dati ottici, radar e lidar esistenti e futuri raccolti quotidianamente da droni, satelliti e stazioni spaziali. O, ancora, politiche volte a coinvolgere donne, giovani e popolazioni indigene nello sviluppo di soluzioni guidate a livello locale. O innovazioni nella finanza del settore pubblico e privato per migliorare il valore delle foreste permanenti.