Le foreste sono vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. Uno studio ha evidenziato la funzione positiva svolta dai funghi che entrano in simbiosi con l’albero e lo aiutano ad assorbire dal suolo l’acqua e le sostanze nutritive quando il clima è molto arido. Un’interazione preziosa per il ripristino e la conservazione delle foreste
I funghi buoni che aiutano la sopravvivenza degli alberi
Le foreste sono il polmone verde del nostro Pianeta e sono essenziali per la sua salute, e di conseguenza per la nostra. Un ambiente sano è fatto anche di foreste sane.
La loro salute, tuttavia, è messa in pericolo dal cambiamento climatico che sta alterando il loro ecosistema.
Il cambiamento climatico spezzerà le partnership vegetali
Una ricerca dell’Università di Stanford (Stati Uniti) è giunta alla conclusione che il cambiamento climatico turberà alcune secolari partnership vegetali, come quelle tra i pioppi tremuli (Populus tremula) e i funghi che contribuiscono al loro benessere.
Lo studio è stato finanziato dal Dipartimento dell’Energia, dalla National Science Foundation, dal Dipartimento dell’Agricoltura e dall’Istituto canadese per la ricerca avanzata (CIFAR).
Tra le radici e nel terreno si nascondono complesse reti di funghi che aiutano i pioppi tremuli e alberi simili ad assorbire dal suolo l’acqua e le sostanze nutritive. Il rovescio della medaglia è la presenza di altri tipi di funghi che invece possono causare malattie alle piante.
Secondo gli studiosi di Stanford il cambiamento climatico spezzerà l’equilibrio tra i funghi utili e quelli dannosi nelle foreste di pioppi tremuli.
L’aumento delle temperature e il cambiamento di frequenza e di intensità delle precipitazioni fanno diminuire i funghi che apportano benefici al suolo e alle radici degli alberi nelle regioni più secche mentre stimolano la crescita di funghi potenzialmente patogeni che aggrediscono le foglie nelle zone più umide.
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La simbiosi tra funghi e alberi
Lo studio Above- and belowground fungal biodiversity of Populus trees on a continental scale pubblicato nella rivista scientifica “Nature Microbiology” ha catalogato i diversi tipi di fungo associati a cinque specie di pioppo in 94 boschi situati in 21 Stati.
Alla base della ricerca c’è la mappatura della diversità fungina eseguita dal Peay Lab di Stanford per comprendere la relazione con il futuro delle foreste. Il Peay Lab studia le simbiosi fungine e il loro ruolo nel sostenere gli ecosistemi e conservare la biodiversità.
I ricercatori – che avevano già svolto una ricerca analoga sui pini – hanno studiato anche in che modo i diversi tipi di funghi associati ai pioppi reagiranno ai cambiamenti climatici.
Nelle zone più aride, un fungo micorrizico (ovvero un fungo che vive in simbiosi con le radici della pianta mantenendo l’equilibrio del suo ecosistema) entra in simbiosi con le radici degli alberi e li aiuta ad assorbire acqua e sostanze nutritive.
Tuttavia questi funghi sono meno diversificati negli ambienti molto aridi e gli studiosi ritengono che diminuiranno con l’aumentare delle temperature. Infatti i funghi preferiscono gli ambienti umidi ed è probabile che non sopravvivano alla mancanza di umidità.
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Ripristino delle foreste danneggiate
I pioppi sono molto diffusi in ecosistemi diversi e ricrescono rapidamente dopo gli incendi. Inoltre, sequestrano quantità significative di carbonio nel suolo, sono considerati una fonte di biocarburanti perché crescono in fretta, forniscono fondamentali servizi ecosistemici. Capire la loro interazione con i funghi è importante per la conservazione e il ripristino delle foreste.
Ad esempio, se si identificano i funghi più adatti a determinati tipi di alberi si potrebbero aggiungere nel terreno per aiutarli a sopravvivere in condizioni climatiche avverse.
Inoltre, i funghi micorrizici accettano carbonio in cambio di sostanze nutritive di cui gli alberi hanno bisogno, come azoto e fosforo.
I ricercatori hanno raccolto foglie, radici e terreno nelle foreste di pioppi in aree molto diverse: dal deserto dell’Arizona alle foreste umide della Louisiana fino al confine con il Canada. Nell’insieme dei campioni hanno identificato più di 9.500 tipi di funghi.
L’interesse dello studio risiede nel fatto di aver studiato diverse specie di funghi e come, con il loro contributo, gli alberi potrebbero sopravvivere in ambienti molto diversi. Pertanto, i risultati potrebbero trovare applicazione in altre parti del mondo.