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Il pericolo maggiore per la foresta amazzonica non è la deforestazione

Foresta amazzonica: il degrado fa più danni della deforestazione
via depositphotos.com

Da alcuni anni, la foresta amazzonica emette più CO2 di quanta ne assorbe

Nel 2023 il tasso di deforestazione dell’Amazzonia è crollato del 50% rispetto all’anno precedente grazie alle politiche messe in campo dal nuovo presidente Lula. A giugno di quest’anno, il disboscamento era sceso di un ulteriore 40% sul 2023. Per quanto sia un cambiamento positivo, non basterà per fermare il progressivo collasso della foresta amazzonica, che negli ultimi anni ha iniziato a emettere più CO2 di quanta è in grado di assorbirne. Le attività antropiche e i fenomeni naturali che contribuiscono a degradarla sono un pericolo maggiore della deforestazione.

Lo sostiene uno studio condotto da un gruppo di scienziati brasiliani e statunitensi e pubblicato di recente su PNAS. Il primo lavoro a restituire una stima accurata dell’impatto specifico delle diverse fonti di disturbo per la foresta amazzonica, calcolato tramite l’analisi dei flussi di carbonio con sensori laser scanner invece che con le semplici immagini satellitari nel corso di diverse campagne tra il 2016 e il 2018.

L’area analizzata copre tutto il cosiddetto “arco della deforestazione”, una regione particolarmente colpita dal disboscamento e vasta oltre 540mila km2, quasi due volte l’Italia. Il bilancio parla chiaro: la deforestazione è responsabile del 17% delle emissioni di CO2, mentre il restante 83% è attribuibile ad altri fattori antropici di degrado, come il prelievo di legname e gli incendi, e a fattori naturali.

Sono gli incendi innescati dall’uomo, in particolare, a essere uno dei fattori finora più sottovalutati. Analizzando le emissioni di CO2 da remoto, invece di basarsi sull’esame delle immagini catturate da satellite, lo studio rivela che l’area di foresta amazzonica toccata è più del doppio rispetto alle stime attuali. A livello di flussi di CO2, invece, è la mortalità dovuta alle tempeste convettive alimentate dalla crisi climatica il fattore che risulta più sottovalutato. Le stime parlano di una quantità di emissioni riconducibili a questi eventi 7 volte maggiore di quella ipotizzata fino ad ora.

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