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Clima: i giganti delle fonti fossili puntano ancora oltre i 2°C

fonti fossili
Foto di marcinjozwiak da Pixabay

 Per le compagnie delle fonti fossili, il percorso verso l’Accordo di Parigi è ancora lungo

(Rinnovabili.it) – Hanno presentato nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni, piani di diversificazione degli asset e investimenti a favore dell’energia pulita. Eppure l’impegno profuso finora dai giganti delle fonti fossili continua ad essere disallineato rispetto alla lotta climatica. A sottolineare lo scarto tra promesse e azioni necessarie per frenare il riscaldamento globale è oggi la Transition Pathway Initiative (TPI), nella sua ultima analisi del comparto. L’iniziativa è nata per valutare la preparazione delle aziende alla transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e oggi rappresenta investitori che gestiscono 22.000 miliardi di dollari di asset.

La sua posizione ha dunque un certo peso nella discussione climatica globale. E ciò che ci dice nella sua ultima valutazione è che nessuna delle compagnie petrolifere europee ha piani e strategie impostati per rimanere “ben al di sotto dei 2°C” d’aumento della temperatura terrestre.

Nel dettaglio, l’analisi si concentra su 59 delle principali aziende attive nel settore delle fonti fossili e rivela come solo 5 compagnie petrolifere e del gas e 2 imprese carbonifere siano allineate agli impegni nazionali assunti dai Paesi nell’ambito dell’Accordo di Parigi. Peccato che questi stessi impegni siano completamente fuori rotta, dal momento che gli NDC presentati sino ad oggi lasciano ancora il mondo sulla buona strada per un riscaldamento di 3,2°C. Unica piccola eccezione: Shell, Total ed Eni le cui ultime strategie presentate le avvicinano al target dei 2°C, sebbene abbiano bisogno di misure aggiuntive per renderle pienamente in linea con il benchmark.

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“Gli investitori hanno assistito a una raffica di annunci significativi sul clima da parte delle major dei combustibili fossili quest’anno, quindi è sorprendente che questa ricerca indipendente mostri ancora impegni disallineati con la limitazione del riscaldamento globale a 2°C, ha osservato Adam Matthews, co-presidente della Transition Pathway Initiative. Matthews ha anche evidenziato il divario che separa gli approcci delle aziende statunitensi e delle loro controparti nel vecchio continente. “I giganti americani dei combustibili fossili devono ancora intraprendere azioni significative per ridurre le loro emissioni e il gap con gli attori europei è netto”.

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