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Eventi estremi, l’accoppiata siccità-ondate di calore diventerà la norma

Eventi estremi: come cambiano siccità e ondate di calore
Foto di Shravan K Acharya su Unsplash

Il nuovo studio sugli eventi estremi è pubblicato su PNAS

(Rinnovabili.it) – In questi anni, molti studi hanno analizzato come la crisi climatica influisce sugli eventi estremi. Siamo virtualmente sicuri che ondate di calore, inondazioni lampo, siccità, e altri disastri naturali aggravati dal cambiamento climatico di origine antropica diventeranno sia più intensi sia più frequenti man mano che la temperatura del Pianeta cresce. Meno informazioni sono invece disponibili su come cambieranno gli episodi in cui gli eventi estremi avvengono in rapida successione e insistono sul medesimo territorio.

È a questa domanda che risponde una ricerca pubblicata su PNAS che analizza l’evoluzione futura dell’accoppiata di ondate di calore e di episodi di siccità in tutto il mondo. “Volevamo vedere come i modelli climatici all’avanguardia utilizzati nei più recenti rapporti di valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) affrontano gli episodi di ondate di calore e siccità che hanno dato origine ad alcuni dei peggiori incendi a cui abbiamo assistito nella storia recente”, spiega Michael Mann, uno dei co-autori. “Volevamo anche capire meglio la frequenza di questi eventi, la loro durata tipica e la loro intensità per migliorare non solo le nostre previsioni, ma anche gli approcci per mitigare ulteriori danni alla vita umana”, ha aggiunto.

2 coppie di eventi estremi l’anno di almeno 25 giorni e 4 volte più intensi

Due sono gli scenari presi in considerazione: il peggiore, in cui l’umanità non riesce a contenere l’escalation della temperatura globale, e uno mediano in cui vengono prese alcune contromisure al climate change moderate. Nel primo caso, entro la fine di questo secolo circa il 20% delle terre emerse sarà colpito da un’accoppiata di eventi estremi almeno due volte l’anno. Eventi che potrebbero durare per circa 25 giorni ed essere 4 volte più intensi di oggi. Nel secondo caso, invece, si registra una frequenza media di 1,2 eventi l’anno, di durata inferiore a 10 giorni e intensità molto più contenuta.

C’è poi una diversità a livello geografico. L’emisfero australe sarà quello dove aumenta di più la frequenza degli eventi estremi accoppiati, mentre l’emisfero boreale ne avrà di meno ma saranno in proporzione molto più intensi. Tra le regioni più vulnerabili a questa evoluzione, lo studio cita il Nord America, la parte sud-orientale del Sud America, l’Europa centrale, l’Africa orientale, l’Asia centrale e la parte settentrionale dell’Australia.

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