I dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente sugli eventi estremi in Italia
(Rinnovabili.it) – Uno ogni tre giorni, dal 2010. È la frequenza con cui si sono verificati eventi estremi in Italia negli ultimi 13 anni. 1674 in tutto tra grandinate eccezionali, inondazioni, trombe d’aria, siccità, frane, ondate di calore. Uno stillicidio che viene percepito solo in parte e solo quando i danni sono davvero estesi. Numeri che mettono in una prospettiva diversa l’alluvione in Emilia-Romagna e, soprattutto, le azioni da intraprendere per mettere davvero in sicurezza il territorio e adattarsi a un clima 1,2°C più caldo.
Sono i dati aggiornati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, pubblicati mentre il governo, ieri, ha illustrato i contenuti del dl con le misure d’emergenza per l’Emilia-Romagna. Un provvedimento da 2 miliardi che comprende esclusivamente azioni urgenti e di breve periodo, mentre il presidente della regione Bonaccini chiede di fare presto anche sulla definizione di un piano per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio che tenga conto della variabile crisi climatica.
Un’azione quanto mai urgente anche questa. E certo non solo per i territori colpiti dall’ultima alluvione. Secondo Legambiente, in questi 13 anni sono stati 856 i Comuni colpiti da eventi estremi in Italia. Più di 1 su 10. Ben distribuiti in tutto lo stivale. L’acqua è il pericolo maggiore: 842 gli allagamenti e 226 le esondazioni fluviali. Le interruzioni di servizio in infrastrutture importanti sono 584.
Le priorità sugli eventi estremi in Italia
Per dimostrare di aver capito la lezione dell’alluvione in Emilia-Romagna, secondo l’associazione il governo dovrebbe ripartire da tre priorità contro gli eventi estremi in Italia: investire in prevenzione, adottare il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Pnacc) presentato lo scorso dicembre e ancora in un limbo legislativo, e approvare una legge per fermare e invertire il consumo di suolo.
“In questi anni – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – per le opere di prevenzione sono stati spesi oltre 10 miliardi di euro in modo inefficace. Il più delle volte sono state realizzate opere già superate che hanno risposto solo alla logica dell’intervento difensivo, “puntuale”, che ha provato a risolvere il problema locale senza considerare ciò che poteva accadere a monte o a valle dell’intervento”.