Nel 2020, l’IMO ha tagliato le emissioni di zolfo delle navi abbassando dell’80% il tenore di zolfo nei carburanti
Probabilmente aveva ragione chi puntava il dito contro le emissioni di zolfo delle navi. Il record di riscaldamento globale del 2023 (+1,48°C secondo Copernicus) e la sua coda lunga che stiamo vedendo nel 2024 (con maggio saremo all’11° mese consecutivo sopra la soglia di 1,5 gradi) ha ricevuto un contributo “sostanziale” dalle nuove regole sull’inquinamento navale che dal 2020 hanno ridotto dal 3,5 allo 0,5% il tenore di zolfo nei carburanti marittimi, e quindi le emissioni di SO2.
SOS SO2
Il ruolo di questo gas serra nell’andamento della temperatura globale di questi anni è uno dei punti più dibattuti oggi dagli scienziati climatici. E ha un’importanza cruciale. Il riscaldamento globale, soprattutto nel 2023, si è discostato parecchio dai modelli previsionali più affidabili. Capire perché è successo è cruciale per decidere se dobbiamo cambiare i modelli perché non catturano delle dinamiche strutturali oppure se è un fenomeno momentaneo legato a fattori transitori. Nel primo caso, dovremo anche ricalibrare – rendendole più ambiziose – le nostre politiche sul clima.
Una parte della comunità scientifica aveva guardato subito al biossido di zolfo. Questo gas serra può intrappolare il calore nell’atmosfera, ma è anche uno dei componenti degli aerosol, particelle in sospensione che creano uno “schermo” capace di rimbalzare parte della radiazione solare in arrivo sulla Terra. Inoltre, contribuiscono alla formazione delle nuvole, un ulteriore schermatura. Diminuire l’inquinamento navale abbattendo le emissioni di zolfo delle navi ha fatto venir meno, in poco tempo, questo schermo. Fin qui il consenso scientifico è piuttosto compatto. Le posizioni divergono, invece, sul peso che questo fattore può avere sul riscaldamento globale.
Le emissioni di zolfo delle navi e il balzo del riscaldamento globale dal 2023
Uno studio coordinato dall’università del Maryland e pubblicato su Communications Earth & Environment mette un primo punto fermo. La riduzione delle emissioni di zolfo delle navi, calcolano gli autori, ha aumentato la radiazione solare assorbita dagli oceani globali di 0,2 ±0,11 Wm2. Una quantità che “è coerente con il forte riscaldamento osservato di recente nel 2023” e ha contribuito per l’80% all’aumento di calore misurato a livello globale dal 2020.
Non solo. La quantità di forzante radiativo “potrebbe portare a un raddoppio (o più) del tasso di riscaldamento negli anni 2020 rispetto al tasso dal 1980” e di conseguenza rendere questo decennio “insolitamente caldo”. Di fatto, sintetizza lo studio, il nuovo regolamento sui carburanti navali è stato una sorta di esperimento involontario di geoingegneria, che ha provocato uno “shock da cessazione” con impatti globali.