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L’altra faccia dell’overtourism: la crescita senza freni delle emissioni del turismo

Emissioni turismo:  aumentano 2 volte più veloci del resto dell’economia
Foto di Lala Azizli su Unsplash

Se fosse uno Stato, il turismo sarebbe il 3° inquinatore mondiale. Davanti all’India. E uno dei più recidivi: le emissioni del turismo crescono a ritmo doppio rispetto al resto dell’economia globale. Tra il 2009 e il 2019 sono aumentate del 3,5% ogni anno. Passando da 3,7 miliardi di tonnellate (Gt) di CO2 a 5,2 GtCO2. Ovvero, l’8,8% delle emissioni globali.

Il turismo ha un “ruolo fondamentale” nel determinare la traiettoria delle emissioni globali, ma finora è rimasto ai margini dell’attenzione. Lo afferma uno studio pubblicato di recente su Nature Communications, dove un gruppo di ricercatori guidati dall’università del Queensland ha stimato le emissioni del turismo, le loro cause, e i possibili rimedi.

Emissioni del turismo, la mappa globale

Le fonti principali di emissioni del turismo, secondo lo studio, sono 3:

I viaggi in aereo sono la voce predominante. Sia per una questione di volumi – il numero di turisti continua ad aumentare esponenzialmente – sia perché le emissioni degli aerei non accennano a diminuire. Resta alta anche l’impronta dei veicoli alimentati a combustibili fossili. In generale, l’efficienza tecnologica è cresciuta appena dello 0,3% l’anno, troppo poco per compensare l’aumento della domanda turistica.

Ma è il confronto con gli altri settori dell’economia che mette il turismo sotto una luce particolare. L’intensità carbonica per ogni dollaro speso nel turismo è 30% superiore rispetto alla media economica globale e quattro volte maggiore rispetto al settore dei servizi.

Non tutti inquinano allo stesso modo. Il turismo è un settore molto legato alla situazione socio-economica. Non stupisce, quindi, che siano appena 20 paesi a contribuire al 75% delle emissioni globali del turismo.

Qualche sorpresa potrebbe arrivare dall’elenco dei paesi che guidano la crescita di emissioni: non sono (solo) i soliti noti. La classifica vede Stati Uniti, Cina e India responsabili del 60% dell’aumento delle emissioni nel periodo 2009-2019. Gli Stati Uniti hanno il maggiore impatto, con quasi 1 Gt di emissioni nel 2019, pari al 19% del totale globale. Ma l’aumento del benessere a Pechino e Nuova Delhi si fa decisamente sentire, anche sul turismo.

In termini di emissioni pro capite, invece, la classifica è guidata da Australia (3,4 tonnellate), Nuova Zelanda (3,1 tonnellate) e ancora Stati Uniti (3 tonnellate).

Come rimediare?

Per fare la sua parte nel centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, il turismo dovrebbe ridurre le emissioni del 10% l’anno. Un’enormità. Tra le misure prioritarie indicate dallo studio, figurano:

  1. Misurare e ridurre le emissioni nelle aree critiche (aviazione, energia, trasporti).
  2. Limitare lo sviluppo eccessivo del turismo, stabilendo soglie di crescita sostenibili, soprattutto nei 20 paesi con emissioni più alte.
  3. Favorire mercati a breve raggio e ridurre la domanda di voli a lungo raggio attraverso tasse sul carbonio e budget di emissioni.
  4. Promuovere l’equità globale affrontando le disuguaglianze nelle emissioni pro capite.
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