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Emissioni storiche: il colonialismo rende i grandi inquinatori ancora più grandi

Carbon Brief ricalcola le responsabilità dei paesi nell’innesco e nell’aggravamento della crisi climatica aggiungendo al conto della madrepatria anche i gas serra generati dal rispettivo impero coloniale. E togliendo questi volumi dal computo dei paesi che sono stati colonizzati. La Gran Bretagna raddoppia, l’Olanda triplica, la Francia aumenta del 50%. Anche l’Italia raddoppia la sua quota di gas serra storici

Emissioni storiche: il colonialismo rende i grandi inquinatori ancora più grandi
Foto di Andrew Stutesman su Unsplash

L’Italia passa dal 18° al 17° posto nella lista dei maggiori responsabili della crisi climatica

(Rinnovabili.it) – Il peso del colonialismo fa lievitare il conto delle emissioni storiche. Se si considerano anche i gas serra generati dagli imperi coloniali nei territori oltre la madrepatria, il contributo all’innesco e all’aggravarsi della crisi climatica di paesi come la Gran Bretagna, l’Olanda, la Francia aumenta a dismisura, ha calcolato Carbon Brief.

Cosa sono le emissioni storiche e perché sono importanti?

Solitamente, le emissioni storiche vengono conteggiate prendendo in considerazione i gas climalteranti generati dal 1850 a oggi da ogni singolo paese. In questo modo il ruolo dei protagonisti della rivoluzione industriale viene messo in una prospettiva più corretta, rispetto a quella fornita dai soli dati sulle emissioni attuali. Per la prima volta, un’analisi attribuisce ai paesi coloniali anche le emissioni che derivano, storicamente, dalle loro attività nelle colonie.

L’Italia raddoppia i suoi gas serra storici

Come cambia la lista dei maggiori inquinatori globali, con il nuovo calcolo sulle emissioni storiche? I primi due posti restano invariati: Stati Uniti e Cina dominano con il 21% e il 12% del totale globale. Ma molti paesi scalano di diverse posizioni la classifica.

È il caso della Gran Bretagna, che vede i suoi volumi di gas serra quasi raddoppiare, dal 3 al 5,1% del volume storico globale, con conseguente scalata dall’8° al 4° posto. Davanti all’India, l’ex colonia “gioiello”, che vede invece diminuire la sua quota del 15%. L’Olanda ne esce con volumi di gas serra triplicati (35 contro 13 GtCO2) e un salto dal 35° al 12° posto in classifica. Anche la Francia risente molto della sua storia coloniale, con il totale che cresce del 50% anche se passa soltanto dal 14° al 13° posto. La responsabilità storica dell’UE e del Regno Unito, nel complesso, aumenta del 19% a 478 Gt CO2 e mette il blocco al 2° posto tra i maggiori inquinatori globali, davanti alla Cina.

E l’Italia? Pur con un dominio coloniale più ristretto in termini temporali e geografici rispetto alle grandi potenze europee, le emissioni storiche di Roma raddoppiano da 25 a 50 GtCO2 e la fanno salire dal 18° al 17° posto in classifica.

La classifica cambia ancora se si usa come metodo di calcolo le emissioni storiche coloniali in rapporto alla popolazione attuale. “Se ponderati in base alla popolazione attuale, i Paesi Bassi (2.014 tCO2 pro capite) e il Regno Unito (1.922 t CO2) diventano i principali emettitori mondiali su base cumulativa pro capite. Seguono Russia (1.655 tCO2), Stati Uniti (1.560 tCO2) e Canada (1.524 tCO2)”, scrivono gli autori.