In Europa le emissioni di N2O calano, ma il contributo dell’agricoltura è minimo
L’agricoltura è il principale responsabile dell’aumento delle emissioni di N2O negli ultimi 40 anni. In questo periodo sono cresciute del 40% e circa ¾ dell’incremento è dovuto a fertilizzanti azotati, concime e altre pratiche agricole. A loro volta, dietro questi fattori c’è l’aumento della domanda globale di carne e latticini.
È la fotografia scattata dal secondo budget globale dell’azoto, curato da Global Carbon Project e pubblicato su Earth System Science Data. Tra il 1980 e il 2020 l’accumulo di N2O in atmosfera è aumentato, registrando il balzo più corposo nel 2020, con è1,3 parti per miliardo. Superando di gran lunga le previsioni dei modelli.
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Le emissioni di N2O hanno un’origine antropica solo per il 35%. La quota restante deriva da processi chimici negli ecosistemi marini e nei suoli. Per quanto riguarda solo quelle legate alle attività umane, nel 2020 hanno raggiunto gli 8 milioni di tonnellate (Mt), un aumento del 67% rispetto ai 4,8 Mt del 1980. I numeri dell’uso di fertilizzanti in agricoltura seguono la traiettoria: dalle 60 mln t del 1980 ai 107 mln t del 2020, a cui va poi aggiunto un totale di 101 mln t di concime animale.
L’Europa – un tempo uno dei maggiori responsabili di emissioni di N20 – negli ultimi 40 anni è riuscita a ridurre la sua quota del 31%. Ma se si va a osservare i dati più da vicino, emerge che il calo è dovuto in larga parte alla riduzione delle emissioni da combustibili fossili e dall’industria, che sono scese ben del 72%. L’agricoltura, invece, ha seguito una traiettoria molto meno lineare. “Anche le emissioni agricole dirette e indirette sono diminuite nel periodo 1980-2020; tuttavia, la tendenza alla diminuzione delle emissioni agricole dirette si è stabilizzata negli anni 2000”, spiega lo studio.
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E le politiche UE attuali non riusciranno a invertire questa tendenza. Secondo l’Agenzia ambientale europea, tra il 2005 e il 2021 le emissioni agricole diverse dalla CO2 del continente sono “leggermente” diminuite, ma entro il 2030 si prevede solo un “modesto calo” del 4% rispetto ai livelli del 2005. Anche attuando tutte le politiche nazionali annunciate, il calo sarà al massimo dell’8%.