Uno studio Lawrence Berkeley National Laboratory calcola che, ai ritmi di crescita annuali di oggi (4%), l’industria della plastica passerà da 2,24 GtCO2 a quasi 7. Siccome il 70% di questi gas serra origina nel segmento upstream – cioè è legato alle materie prime usate, i combustibili fossili – diminuire la produzione è l’unica strada per ridurre davvero l’impatto sul clima della plastica
Le emissioni della plastica nel 2050 saranno equivalenti a quelle di 1700 centrali a carbone
L’industria della plastica può far deragliare il contrasto della crisi climatica se non cambia rotta. Entro il 2050, ai ritmi attuali, le emissioni della plastica triplicheranno. E mentre altri settori fanno progressi nella decarbonizzazione, i gas serra che derivano dalla produzione di materiali plastici si mangeranno il 20% del budget di carbonio che ci resta per rispettare gli 1,5°C dell’Accordo di Parigi.
Lo sostiene uno studio pubblicato dal Lawrence Berkeley National Laboratory il 17 aprile, alla vigilia del nuovo round di negoziati per un trattato globale sulla plastica che si svolgerà a Ottawa dal 23 al 29 aprile. L’obiettivo è arrivare a una moratoria globale sulla plastica e fissare degli obiettivi specifici per ridurne l’impatto su clima e ambiente. Uno dei nodi più dibattuti riguarda proprio il segmento della produzione di plastica, con l’industria che preme per poter continuare con il business as usual e per concentrare gli sforzi internazionali solo sul riciclo.
Emissioni della plastica: fino a 6,78 GtCO2 nel 2050
Secondo lo studio del LBNL, questa impostazione è completamente sballata e non farà altro che reiterare il problema. I ricercatori hanno calcolato che nel 2019 la produzione di plastica ha generato 2,24 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2), l’equivalente di 600 centrali a carbone. Cioè il 5% delle emissioni globali di quell’anno. La plastica è responsabile anche del 12% della domanda di petrolio e dell’8,5% della domanda di gas. Ridurre l’uso di combustibili fossili è la via principale per tenere sotto controllo la temperatura globale. Lasciando intatto il modello di business dell’industria della plastica si rischia, quindi, di garantire anche un salvagente alle compagnie oil&gas.
Da questi dati, gli autori dello studio hanno sviluppato delle proiezioni per stimare l’impatto delle emissioni della plastica nei prossimi decenni. Immaginando che il settore continui a crescere ai ritmi attuali, cioè del 4% l’anno, entro 25 anni raddoppierà e i suoi gas serra arriveranno a 6,78 GtCO2 entro metà secolo. Cioè l’equivalente di 1700 centrali a carbone.
Fare progressi nella decarbonizzazione degli altri settori non abbatterà in modo significativo l’impronta di carbonio dell’industria della plastica. Lo studio calcola che il 70% delle sue emissioni deriva dal segmento upstream, cioè dalle materie prime. I processi industriali pesano molto meno, quindi soluzioni come l’elettrificazione basata su energie rinnovabili non scalfirà di molto l’ammontare complessivo dei gas serra della plastica. In uno scenario del genere, arriverebbero ancora a 5,13 GtCO2 nel 2050. Cioè il 19% del carbon budget che oggi abbiamo a disposizione per tenere la temperatura globale sotto 1,5 gradi.