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Impossibile evitare che il permafrost artico assorba più emissioni di quante ne produce

Ridurre la temperatura globale e la concentrazione di CO2 in atmosfera non blocca il disgelo dell’Artico e le sue conseguenze, spiega uno studio apparso su Science Advances

Permafrost, entro il 2100 sconvolta la geografia delle terre artiche
Mattias Björkstedt from Pixabay

Anche negli scenari di transizione più ottimisti, il disgelo del terreno ghiacciato dell’Artico continuerà a rilasciare anidride carbonica e metano. Diventando un contributore netto. Contando la quota compensata dagli assorbimenti, le emissioni dal permafrost arriveranno a 14 miliardi di tonnellate di carbonio (GtC) entro il 2300.

Il problema è che il permafrost è una riserva di carbonio fondamentale – trattiene 1460-1600 GtC – ma è instabile. Uno studio pubblicato di recente su Science Advances prova a scandagliare questa instabilità dei terreni dell’Artico, che molti lavori (incluso l’ultimo rapporto dell’IPCC) segnalano come possibile tipping point (punto di non ritorno) climatico attivabile in relativamente poco tempo con un aumento continuo del riscaldamento globale.

Gli autori dello studio hanno simulato l’andamento delle emissioni dal permafrost fino al 2300, usando come scenari di riferimento sia uno compatibile con emissioni nette zero entro il 2050, sia uno che arriva a emissioni negative dopo quella data.

Impossibile fermare le emissioni dal permafrost

Cosa succede al terreno ghiacciato dell’Artico? Durante la fase di emissioni positive, l’ecosistema guadagna carbonio, cioè ne accumula più di quanto ne disperda. Ma successivamente si registra una perdita netta di circa 14 GtC entro il 2300, indipendentemente dallo scenario​.

In altri termini: ridurre la temperatura globale e la concentrazione di CO2 in atmosfera non blocca il disgelo dell’Artico e le sue conseguenze.

Anche con una riduzione della CO2 atmosferica, in uno scenario a emissioni negative, il recupero della superficie congelata è soltanto parziale e incompleto. Ciò succede a causa dell’inerzia termica del suolo, specialmente in aree ricche di materia organica​. Nella simulazione, le emissioni di metano dal permafrost diminuiscono solo del 63%, meno del previsto.

Inoltre, la perdita netta totale di carbonio è sostanzialmente identica in entrambi gli scenari considerati, sia net-zero che a emissioni negative.

La continua perdita di carbonio dell’ecosistema artico, anche dopo l’arrivo in una fase caratterizzata da emissioni nette zero o negative, potrebbe essere “un rischio potenziale” che “riduce parzialmente l’efficacia delle rimozioni di carbonio, inibendo così la mitigazione del cambiamento climatico”, si legge nello studio.

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