Nuove stime sulla quantità di emissioni dal permafrost dovute al riscaldamento globale
(Rinnovabili.it) – Le emissioni dal permafrost saranno maggiori di quanto si credeva fino ad ora. La ragione sta nel suolo (non più tanto) ghiacciato dell’Artico. Una parte della CO2 viene rilasciata man mano che le temperature aumentano. Ma un’altra porzione di carbonio rimane nel terreno perché è trattenuta dal ferro, ai cui atomi si lega. Un gruppo di ricerca dell’università di Copenhagen fa luce su questo meccanismo e spiega che le nostre previsioni sono state troppo ottimiste.
Questo meccanismo, infatti, funziona in misura ridotta. Il ferro ha meno capacità di trattenere gli atomi di carbonio per via dell’azione dei microorganismi presenti nel suolo. Questi hanno un ruolo centrale. Si “risvegliano” con lo scioglimento dei ghiacci e sono i principali responsabili delle emissioni dal permafrost, visto che convertono tutti i residui organici presenti in gas come il metano e l’anidride carbonica. Ma oltre a fare questo, la loro azione inibisce anche la capacità del minerale di ferro di legarsi con il carbonio.
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Come fanno questi microrganismi a vincere il ferro? Molto semplicemente, se lo mangiano. “Quello che vediamo è che i batteri usano semplicemente i minerali di ferro come fonte di cibo. Man mano che si nutrono, i legami che avevano intrappolato il carbonio vengono distrutti e vengono rilasciati nell’atmosfera come gas serra”, spiega Carsten W. Müller, co-autore della ricerca. Più nel dettaglio, il permafrost è ricco di ossigeno che stabilizza il ferro e favorisce la creazione di legami con il carbonio. Quando il ghiaccio si scioglie i livelli di ossigeno crollano e il ferro diventa instabile, e al tempo stesso si fanno strada i primi batteri.
Quanta CO2 in più verrà rilasciata dalle emissioni dal permafrost? In totale, si stima che i gas serra contenuti nel suolo ghiacciato delle regioni alle latitudini più estreme del pianeta siano 4 volte più di tutti quelli emessi finora dall’uomo nel corso della sua storia millenaria. La porzione di carbonio legato al ferro è più ridotta: si stima che sia da due a cinque volte la quantità di CO2 rilasciata ogni anno attraverso le emissioni di combustibili fossili di origine antropica.
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