In atmosfera ci sono 5,5 mld di t di CO2 di troppo, cioè non dichiarate dagli Stati ma rilevate dai modelli indipendenti. Ecco da dove vengono e che impatto hanno sull’azione climatica globale
Uno studio del JRC scopre una discrepanza tra emissioni attese e dichiarate
(Rinnovabili.it) – Cinque miliardi e mezzo di tonnellate di CO2. Una cifra enorme, pari alle emissioni annuali degli Stati Uniti. Emissioni che esistono, che sono in atmosfera e vengono rilevate dai modelli indipendenti. Ma non sono mai state dichiarate da nessun paese. E’ di questa entità il gap che hanno riscontrato i ricercatori del Joint Research Center dell’Unione Europea.
C’è qualcuno che fa il furbetto? Non proprio, spiegano gli autori dello studio pubblicato su Nature Climate Change. La differenza, per quanto grande, la si spiega con l’uso di modelli diversi da paese a paese per conteggiare le emissioni. “Se i modelli dei paesi parlano una lingua diversa, valutare i progressi climatici del paese sarà più difficile”, spiega Giacomo Grassi, tra gli autori della ricerca. “Per affrontare il problema, dobbiamo trovare un modo per confrontare queste stime”.
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Con la girandola di nuovi annunci sul taglio delle emissioni che c’è stata negli ultimi giorni al Leaders Summit on Climate organizzato dagli Stati Uniti è riemerso un problema sul conteggio. I paesi infatti non prendono lo stesso anno come riferimento a partire dal quale calcolare la percentuale dei tagli. Così ad esempio la promessa degli USA – meno 50% di emissioni – diventa solo un -41% se calibrata con gli standard europei, che si rifanno al 1990 come valore base.
Ma il punto sollevato dallo studio del Jrc è diverso, più scivoloso di questo. Qui si tratta di conteggiare in modo diverso alcuni fattori, come la capacità di assorbire CO2 delle foreste. Ad esempio, i modelli nazionali realizzati dagli Stati Uniti danno una definizione più larga di “terreni forestali gestiti” rispetto a quella impiegata dai modelli indipendenti. La differenza non è piccola alla fine: gli USA contano il sequestro di carbonio di 3 milioni di ettari in più.
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Due sono i problemi principali di questa discrepanza, secondo gli autori della ricerca. Il primo riguarda l’azione climatica. Una volta equiparate le misurazioni, è possibile che alcuni paesi debbano modificare i propri obiettivi sul clima perché, in realtà, non stanno facendo abbastanza per stare in linea con gli obiettivi di Parigi. L’altro problema riguarda i settori specifici in cui si declina l’azione climatica. C’è il rischio, sottolineano gli autori, che alcuni paesi dichiarino un sequestro di carbonio più elevato grazie alle foreste, e che sviluppino politiche non abbastanza ambiziose per tagliare le emissioni prodotte dal trasporto, o dall’industria pesante.