Uno studio pubblicato su Nature Communications usa 70 anni di dati affidabili sulle temperature superficiali oceaniche e 58 modelli climatici per elaborare lo sviluppo futuro della teleconnessione atmosferica che nasce nel Pacifico equatoriale e ha effetti globali
I modelli finora prevedevano un’ENSO più forte solo dal 2070
(Rinnovabili.it) – Tra 2015 e 2016, il termometro globale è salito a livelli record sospinto da un Niño molto forte. La sua intensità ha portato siccità e alluvioni estreme nei paesi più vulnerabili alla crisi climatica, soprattutto in Africa orientale e in America centrale e del sud. Mettendo a rischio la sicurezza alimentare di decine di milioni di persone e moltiplicando quelle esposte a rischi di malattie. Dall’anno scorso El Niño ha lasciato il campo a La Niña, la sua gemella “fredda”. Anche in questo caso è piuttosto intensa e, tra gli altri impatti, sta generando la peggior siccità (e carestia) degli ultimi decenni nel Corno d’Africa e alluvioni devastanti in Australia. Come cambierà in futuro l’impatto di El Niño-Oscillazione Meridionale (ENSO)?
Per vedere effetti più che evidenti dell’impatto della crisi climatica sull’andamento di El Niño e La Niña basterà attendere fino al 2030. Già tra 7-8 anni, infatti, questo fenomeno di teleconnessione atmosferica localizzato nel Pacifico equatoriale ma con effetti globali diventerà sensibilmente più forte. Decine di anni prima rispetto a quanto predetto dai modelli climatici finora. La data prima della quale non ci si aspettavano segnali rilevanti era il 2070.
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“Abbiamo esaminato 70 anni di dati sul El Niño-Oscillazione Meridionale dal 1950 e li abbiamo combinati con 58 dei modelli climatici più avanzati disponibili”, spiegano gli autori dello studio pubblicato su Nature Communications. Tenendo conto anche dell’impatto del climate change sulle temperature superficiali dei mari, che sono uno dei fattori principali nella determinazione dell’intensità della fase dell’Oscillazione.
“Abbiamo scoperto che l’influenza dei cambiamenti climatici sugli eventi El Niño e La Niña, sotto forma di variazioni della temperatura superficiale degli oceani nel Pacifico orientale, sarà rilevabile entro il 2030. Si tratta di quattro decenni prima di quanto si pensasse in precedenza”, sottolineano. “Gli scienziati sapevano già che il cambiamento climatico stava influenzando El Niño-Oscillazione Meridionale. Ma poiché l’oscillazione è di per sé così complessa e variabile, è stato difficile identificare i punti in cui il cambiamento si sta verificando con maggiore intensità”.
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