Le nuove frontiere della disinformazione sul clima
(Rinnovabili.it) – La pagina cinese di Wikipedia sul ‘cambiamento climatico’ elenca tra le cause dei mutamenti di oggi “l’attività solare”. Peccato che sia una bufala smontata da tempo. La stessa voce in altre lingue fa invece intendere che non c’è un vero consenso scientifico sul climate change. È quello che legge, ad esempio, chi atterra sulla pagina in bielorusso, in kazako e in swahili. Peccato che il consenso c’è eccome: il 99,9% degli scienziati climatici sostiene che la quota maggiore del riscaldamento globale sia causato dall’uomo. Wikipedia in croato è il regno della disinformazione sul clima: un terzo delle pagine che parlano di global warming mettono in dubbio i dati scientifici e promuovono direttamente letture cospirazioniste.
Leggi anche Fake news sul clima, cosa può fare la COP26?
Wikipedia si autogoverna con un esercito di editor volontari. La community funziona perché c’è un controllo orizzontale e costante e le informazioni non accurate, prive di fonte o proprio false vengono segnalate in fretta e spesso rimosse. È un meccanismo che ha un solo punto debole: il numero di volontari. E i volontari, sulle pagine non in inglese, sono pochi.
Abbastanza pochi da non riuscire a star dietro all’ondata di disinformazione sul clima che ha ricostruito la Bbc in un’inchiesta pubblicata oggi. I numeri parlano chiaro. La versione in inglese conta su 40mila utenti che editano con assiduità le pagine. Addirittura c’è uno squadrone di 150 persone che si occupano specificamente di cambiamento climatico e fanno regolarmente piazza pulita della disinformazione sul clima. Per molte delle lingue meno diffuse, circa 150, gli editor regolari sono meno di 10. E non solo per star dietro ai cospirazionisti che negano l’apporto antropico nei mutamenti climatici: in tutta Wikipedia in quella lingua.
Leggi anche Facebook è campione di disinformazione sul clima
Oltre a essere più presente in termini di quantità, la disinformazione sul clima si sta facendo anche più raffinata. E cambia il bersaglio. Una ricerca dell’università di Exeter e del Trinity College di Dublino, pubblicata su Nature Scientific Reports, rivela che il focus si sta spostando dal negare l’esistenza del cambiamento climatico, all’attaccare le soluzioni proposte come inutili, inefficaci o dannose. E reggono ancora le narrative volte a screditare scienziati e attivisti climatici.
L’analisi passa al vaglio più di 250mila documenti, provenienti da 20 dei maggiori think tank conservatori americani che sono anche tra le voci più influenti contro il climate change, e 33 dei blog di negazionisti climatici più letti, tutti raccolti negli ultimi 20 anni. Le tre narrative “storiche” sono in calo, conclude lo studio. Argomentazioni sul mutamento climatico catalogabili come “non è reale”, “non è colpa nostra” e “non ci farà male” trovano sempre meno spazio.
Crescono invece altri argomenti: il solare non può rimpiazzare davvero le fossili, la transizione si mangerà posti di lavoro e rovinerà l’economia, le politiche sul clima faranno solo salire i prezzi. Il trend è chiaro e tra poco il volume di queste conversazioni supererà quello degli attacchi alla credibilità degli scienziati e del movimento per il clima, che restano ancora le più usate. Tutte narrative a cui è ancora difficile prendere le misure: non ci sono molti studi su quale approccio funzioni meglio per contrastare questo tipo di disinformazione. (lm)