Rinnovabili • Discorsi d’odio e clima: l’aggressività online? Colpa del troppo caldo (o freddo) Rinnovabili • Discorsi d’odio e clima: l’aggressività online? Colpa del troppo caldo (o freddo)

Aumentano i discorsi d’odio online? C’entra anche il clima che cambia

Un’analisi svolta su 4 miliardi di tweet tra il 2014 e il 2020 rivela che quando la temperatura sale oltre i 21°C o sotto i 21°C aumenta la frequenza di messaggi discriminatori e aggressivi. Sopra i 30 gradi l’incremento vale a tutte le latitudini

Discorsi d’odio e clima: l’aggressività online? Colpa del troppo caldo (o freddo)
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Lo studio del PIK di Potsdam su hate speech e climate change

(Rinnovabili.it) – C’è un legame tra clima che cambia e i discorsi d’odio. L’atteggiamento aggressivo online, infatti, dipende anche dalla temperatura. Il troppo caldo – così come il troppo freddo – non favoriscono i commenti posati e la predisposizione al dialogo. Anche se siamo seduti comodamente davanti al pc o sul divano a scorrere i social via smartphone.

Clima d’odio

Quando si parla di hate speech, insomma, il “clima d’odio” non è solo quello fatto di insulti e aggressioni nel mondo digitale. Lo afferma uno studio appena pubblicato da The Lancet a cui hanno lavorato dei ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK). Secondo gli autori, la finestra migliore per il comportamento nel mondo digitale è compresa fra i 12 e i 21 gradi di temperatura esterna. L’optimum invece si raggiunge in una fascia mediana tra i 15 e i 18 gradi. Al di sopra e al di sotto, aumenta la frequenza di discorsi d’odio durante le interazioni online.

Per stabilirlo, gli scienziati hanno analizzato 75 milioni di tweet contenenti discorsi d’odio, quindi frasi che discriminano il destinatario per motivi di razza, religione, genere, identità, da un insieme iniziale di 4 miliardi di cinguettii digitali. Tutti postati dagli Stati Uniti tra il 2014 e il 2020. Quindi hanno valutato come cambia la frequenza di hate speech al variare delle temperature locali.

Oltre la soglia di 30°C

Tre i punti principali che sono emersi. Il primo riguarda la finestra utile. Non è fissa ma può variare – anche se di poco – a seconda della zona climatica di riferimento. Rispetto ai limiti di questa finestra, in media quando la temperatura sale sopra i 21°C, l’hate speech cresce del 22%, mentre quando si va sotto i 12 gradi l’aggressività online aumenta del 12%.

L’aspetto più interessante però è il terzo. Oltre i 30 gradi c’è un aumento consistente dei discorsi d’odio, che si riscontra in tutte le fasce climatiche e per tutti i segmenti socioculturali. Una situazione che diventerà sempre più frequente a causa del climate change. A Milano nel 1988 i giorni oltre i 30 gradi erano 8 l’anno. Oggi sono 22 e diventeranno 45 nel 2068.