Il bollettino OMM dei disastri meteorologici, climatici e idrogeologici nel mondo
(Rinnovabili.it) – In appena 50 anni i disastri meteorologici e climatici hanno ucciso più di 2 milioni di persone nel mondo. In pratica 115 vittime al giorno, colpite dagli effetti di tempeste, inondazioni, frane, siccità e ondate di calore. Un bilancio impressionate che, tuttavia, avrebbe potuto essere ben più alto se, nello stesso periodo, non fossero migliorati i sistemi di preallarme e gestione delle calamità. A darne notizia è oggi l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) delle Nazioni Unite presentando l’Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes (1970 – 2019). Il volume rappresenta la revisione più completa mai effettuata sino ad ora sulla mortalità e le perdite economiche dovute a eventi estremi.
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Quello che emerge chiaramente dal documento è una tendenza all’esacerbazione. Negli anni i disastri meteorologici, climatici e idrogeologici sono aumentati di numero e intensità, facendo crescere di pari passo anche i danni economici. Sul fronte delle vittime, più del 91% dei decessi si è verificato nei paesi in via di sviluppo con perdite umane maggiori legate agli effetti di siccità (650.000 morti), tempeste (577.232 morti), inondazioni (58.700 morti) e temperature estreme (55.736 morti).
Calamità che sono destinate ad aumentare sotto la spinta dei cambiamenti climatici, divenendo di anno in anno più violente e frequenti. “Ciò significa – spiega il segretario generale dell’OMM, Petteri Taalas – più ondate di calore, siccità e incendi boschivi come quelli che abbiamo osservato di recente in Europa e Nord America. Abbiamo più vapore acqueo nell’atmosfera, che sta esacerbando precipitazioni estreme e inondazioni […] Il riscaldamento degli oceani ha influenzato la frequenza e l’area di esistenza delle tempeste tropicali più intense”.
Madre Natura presenta il conto
Un quadro poco rassicurante che porta con sé un conto salatissimo. I 11.000 disastri attribuiti dall’OMM a questi rischi a livello globale negli ultimi 50 anni, sono costati 3.640 miliardi di dollari di perdite economiche. Tre le calamità “più esose” l’Organizzazione ONU conta gli uragani Harvey (96,9 miliardi di dollari), Maria (69,4 miliardi di dollari) e Irma (58,2 miliardi di dollari) del 2017, che da soli hanno rappresentato il 35% delle perdite economiche totali dei primi 10 grandi disastri globali dal 1970 al 2019.
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“Le perdite economiche stanno aumentando con l’aumento dell’esposizione”, ha aggiunto Taalas. “Ma, dietro le rigide statistiche, si cela un messaggio di speranza. Il miglioramento dei sistemi di allarme rapido multirischio ha portato a una significativa riduzione della mortalità. Molto semplicemente, siamo più bravi che mai a salvare vite”. Ma molto resta da fare. Solo la metà dei 193 membri dell’OMM dispone di sistemi di allerta rapida e vi sono ancora gravi lacune nelle reti di osservazione meteorologica e idrologica in Africa, in alcune parti dell’America Latina e negli stati insulari del Pacifico e dei Caraibi.