I dati dell’Organizzazione meteorologica mondiale spiegano come sta cambiando l’impatto degli eventi estremi legati al clima e al meteo come ondate di calore, alluvioni e cicloni. Paesi meno sviluppati e stati insulari sono colpiti in modo sproporzionato, soprattutto dal punto di vista economico
In 50 anni, il conto globale dei disastri climatici arriva a 4.300 mld $
(Rinnovabili.it) – Meno vittime ma costi in costante crescita. Il bilancio degli ultimi 50 anni di disastri legati a clima e eventi estremi è contrastante. A livello globale, dal 1970 al 2019, si sono verificati circa 12.000 disastri climatici. Hanno provocato almeno 2 milioni di morti. Ma grazie al miglioramento dei sistemi di allerta precoce (early warning) e della gestione coordinata dei disastri muoiono sempre meno persone. Al contrario, sono in salita i costi economici: il conto finora è arrivato a 4.300 miliardi di dollari.
“Le perdite economiche sono aumentate. Ma il miglioramento dei sistemi di allerta precoce e la gestione coordinata dei disastri hanno ridotto il numero di vittime umane nell’ultimo mezzo secolo”, sottolinea l’Organizzazione meteorologica mondiale presentando l’aggiornamento dell’”Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water-related Hazards”.
Chi subisce di più i disastri climatici?
Un rapporto che contiene numeri molto chiari sull’impatto dei disastri climatici. Il dato più importante? I paesi economicamente più svantaggiati sono anche quelli che vengono colpiti più duramente. Perché se è vero che il 60% degli eventi colpisce i paesi avanzati, quasi sempre hanno un peso minimo, pari allo 0,1% del pil e comunque mai superiore al 3,5%.
Nei paesi meno sviluppati (Least Developed Countries), invece, il 7% dei disastri climatici provoca perdite superiori al 5% del pil e alcuni eventi anche danni equivalenti al 30% del prodotto interno lordo. Va ancora peggio per i piccoli stati insulari, dove un disastro su 5 pesa almeno per il 5% del pil e alcuni eventi addirittura per oltre il 100% della ricchezza nazionale prodotta in un anno.
L’Asia, il continente più popoloso, è anche quello dove si muore di più. In molti casi però il dato dei decessi è totalmente fuori scala. Nel continente si sono verificate il 47% delle morti – quasi 1 milione in 51 anni – ma un solo paese, il Bangladesh, ne ha totalizzate oltre 520mila in 281 disastri climatici: il 25% dell’intero numero globale di vittime nonostante rappresenti poco più del 2% della popolazione mondiale.
L’Europa ha meno vittime, circa 166mila, cioè più di 3.200 l’anno. L’8% del totale mondiale. Dovute soprattutto a ondate di calore e alluvioni. Ma il conto economico è salato: 562 miliardi di dollari. Ben più basso, comunque, di quello che pagano gli Stati Uniti, al primo posto nella lista: 1.700 mld $, il 39% del totale.