Un rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale sottolinea che il rischio idro-meteorologico resta il pericolo principale, ma il caldo estremo presenta rischi crescenti e potrebbe essere sottovalutato, perché la mortalità correlata al caldo spesso non viene segnalata
I disastri climatici in Asia hanno causato 2000 morti e colpito 9 mln di persone nel 2023
Quattro morti, dieci dispersi, 110mila sfollati, 25mila accolti in rifugi di emergenza. E’ il bilancio provvisorio dell’alluvione che sta colpendo in queste ore la provincia del Guandong, nella Cina meridionale. A innescarla, le piogge estreme che hanno interessato la regione e hanno gonfiato il Fiume delle Perle e i suoi affluenti. Un evento che conferma il messaggio lanciato oggi dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale: l’Asia è il continente più colpito da disastri climatici, soprattutto quelli legati all’acqua.
2000 morti per i disastri climatici
Nel 2023, riassume il rapporto dell’OMM, in Asia sono stati registrati 79 disastri associati al rischio idro-meteorologico. Di questi, oltre l’80% erano legati a inondazioni e tempeste, hanno provocato più di 2.000 vittime e hanno colpito direttamente 9 milioni di persone. Ma non c’è solo questo rischio alla base del primato asiatico per i disastri climatici. L’OMM segnala “crescenti rischi” per la salute legati al caldo estremo. Ma le statistiche non illuminano a sufficienza il fenomeno perché “la mortalità correlata al caldo spesso non viene segnalata”.
Dietro l’impatto di questi disastri climatici c’è l’accelerazione di tutti i principali indicatori del climate change nella regione, che “avranno importanti ripercussioni per le società, le economie e gli ecosistemi della regione”.
A partire dalle temperature dell’aria, che nel 2023 sono state 0,91°C sopra la media degli ultimi 30 anni. E di quelle degli oceani, che hanno registrato anomalie ovunque con un picco soprattutto nel Pacifico nord-occidentale. Acque più calde favoriscono la trasmissione di più vapore acqueo in atmosfera e contribuiscono quindi ad aumentare il volume delle precipitazioni. Persino la porzione asiatica di oceano Artico è stata interessata da un’ondata di calore marino.
C’è poi da sottolineare il ruolo della fusione dei ghiacciai. Hanno perso “significativamente” massa negli ultimi 40 anni, e “a un ritmo crescente”. Nel 2023, temperature elevate da record e condizioni più secche nell’Himalaya orientale e nel Tien Shan hanno accelerato la fusione.
Dati, quelli del rapporto OMM, che “fanno riflettere”. “Molti paesi della regione hanno vissuto l’anno più caldo mai registrato nel 2023, insieme a una serie di condizioni estreme, da siccità e ondate di caldo a inondazioni e tempeste”, commenta la segretaria generale dell’organizzazione, Celeste Saulo. “Il cambiamento climatico ha esacerbato la frequenza e la gravità di tali eventi, influenzando profondamente le società, le economie e, soprattutto, le vite umane e l’ambiente in cui viviamo”.