Il rapporto annuale di AON sottolinea che l’anno appena passato non è da record rispetto alla media degli ultimi 20 anni. Ma sono alte le perdite non assicurate (+57% sulla media del 21 secolo). La siccità in Europa il 2° disastro più costoso
Nel 2022, 5 disastri climatici hanno presentato un conto da almeno 10 mld $
(Rinnovabili.it) – Il conto dei disastri climatici nel 2022 è arrivato a 313 miliardi di dollari, il 4% più della media degli ultimi 20 anni. La metà di queste perdite è localizzata negli Stati Uniti e dipende dal devastante uragano Ian e da altre tempeste. Tre gravi episodi di siccità -in Usa, Cina ed Europa- si piazzano tra i 10 disastri cimatici più costosi dell’anno: un fatto che “sottolinea la crescente importanza del pericolo su scala globale”.
A fare i conti è il rapporto Weather, Climate and Catastrophe Insight 2023 di AON, che monitora i danni provocati dai disastri naturali in tutto il mondo. La maggior parte dei quali è provocato o intensificato dal cambiamento climatico.
Il conto dei disastri climatici
Anche se il 2022 non è stato un anno record per l’impatto economico dei disastri climatici, resta un periodo segnato da una lunga serie di eventi molto impattanti. Sono 5 gli episodi che hanno causato danni per oltre 10 mld $ e 39 quelli che hanno presentato un conto di almeno 1 miliardo, sui 439 totali registrati da AON nel 2022. E le perdite assicurate hanno superato quota 100 miliardi per la terza volta consecutiva, piazzandosi a 132 mld $.
Uno sguardo alla classifica mostra l’uragano Ian al primo posto, un disastro climatico che ha provocato quasi 100 mld $ di danni di cui poco più della metà assicurati. Sul secondo gradino del podio c’è la siccità in Europa, con 22 mld $ di danni. Più della siccità in Usa (15 mld $) e delle alluvioni in Pakistan, che hanno lasciato sott’acqua 1/3 del paese e causato oltre 1.700 vittime (15 mld $).
“Molte catastrofi in aree altamente esposte, come l’uragano Ian o le devastanti alluvioni in Pakistan, evidenziano la necessità di rafforzare la resilienza, poiché i cambiamenti socioeconomici e la concentrazione dell’esposizione e della ricchezza nelle aree vulnerabili rimangono uno dei principali fattori di perdita”, scrivono gli autori del rapporto.