Nel bacino del Po il deficit di neve supera il 60%
(Rinnovabili.it) – Una manciata di settimane di inverno vero (a guardare i termometri) non ha cambiato per il meglio la situazione della neve in Italia. I livelli nivologici restano simili a quelli dell’anno scorso, quando la scarsità di riserva idrica di neve era stata uno dei fattori più pesanti sulla gravissima siccità che ha accompagnato tutto il 2022. Il deficit di neve, a livello nazionale, il 15 febbraio si attestava al -45% rispetto alla media del 2011-2021.
I dati elaborati da Fondazione CIMA sono molto chiari. Il 2023 ha avuto un’impennata nell’accumulo di neve nella seconda metà di gennaio. Il freddo poi è continuato ma le precipitazioni no. La curva non è troppo diversa da quella del 2022: un anno fa, semplicemente, le nevicate più copiose erano arrivate un mese dopo. Al 15 febbraio, dunque, quando mancano circa due settimane al picco di accumulo nivale (storicamente è attorno al 4 marzo), il deficit di neve è pari a quello dell’anno scorso.
Il deficit di neve è peggiore al Nord
La situazione è peggiore se si restringe lo sguardo all’arco alpino e in particolare al bacino del Po. Sulle Alpi il deficit di neve arriva al 53% mentre la risorsa idrica nivale che dovrebbe sostenere la portata del Grande Fiume per tutta l’estate segna -61%. Anche in questi due casi, i dati sono sovrapponibili a quelli del 2022.
“La situazione è solo di poco migliore nel Nord Est, dove stimiamo la metà delle risorse idriche nivali rispetto all’ultimo decennio nel fiume Adige”, spiega la Fondazione. “Qui, il deficit di neve è maggiore rispetto all’anno scorso, con oltre mezzo miliardo di m cubi d’acqua in meno rispetto al 2022”.
In più, negli ultimi giorni le temperature sono tornate a salire in tutta la penisola, con conseguente aumento della fusione. La curva dell’accumulo nivale ha quindi già iniziato a flettersi, e anche se arriveranno nuove nevicate questi giorni avranno fatto da “freno” al totale nazionale.
È il terzo intoppo della stagione, dopo l’arrivo tardivo dei primi fiocchi e la fusione eccezionale avvenuta a cavallo di capodanno a causa di un’abnorme ondata di calore che ha investito l’Europa con anomalie termiche anche di +18°C.