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Possiamo arginare il declino delle foreste europee. Ma i paesi mediterranei sono condannati

Uno studio calcola l’impatto delle strategie di migrazione assistita (piantare specie di alberi in ambienti dove si possono adattare più facilmente) nei diversi scenari emissivi. Si può mitigare il 10-15% del calo dei servizi ecosistemici previsto. Che resta però altissimo nella fascia mediterranea: dal 33 al 52% in meno in ogni caso

Declino delle foreste europee: anche -50% servizi ecosistemici
Foto di Volker Glätsch da Pixabay

I numeri del declino delle foreste europee al 2100

(Rinnovabili.it) – Tra crisi climatica e pressioni antropiche, il declino delle foreste europee procederà a passo spedito nei prossimi decenni. Entro il 2100, i loro servizi ecosistemici potrebbero crollare del 23% in tutto il continente. Ma si tratta di una media, per i paesi che si affacciano sul Mediterraneo le prospettive sono decisamente più fosche: le stime parlano di un calo potenziale addirittura del 54% rispetto a oggi.

Lo afferma uno studio appena pubblicato su Global Environmental Change e condotto da ricercatori italiani dell’università di Helsinki, del dipartimento di ingegneria di Firenze e del Joint Research Centre della Commissione europea di Ispra. Al centro del lavoro, la volontà di capire meglio quale può essere l’impatto di una riduzione della diversità degli alberi e del conseguente degrado delle foreste in Europa.

Affrontare il declino delle foreste europee

Come tutti gli altri ecosistemi, anche le foreste svolgono una serie di ruoli che sono essenziali per il mantenimento dello stato di conservazione degli habitat, per il clima e per le attività umane. Ad esempio, dalle foreste ricaviamo cibo e materie prime come il legno, ma riceviamo anche benefici di cui siamo spesso meno consapevoli a partire dal sequestro di CO2 o la mitigazione delle alluvioni.

Secondo lo studio, l’incrocio di sfruttamento eccessivo e non sostenibile, espansione delle attività umane a scapito di questi ecosistemi, e acuirsi della crisi climatica comporterà un sensibile declino delle foreste europee. Il calo varia in funzione dello scenario emissivo considerato: in uno scenario medio del 15% (è sostanzialmente la traiettoria su cui ci troviamo ora), in uno ad alta intensità di CO2 anche del 23%. Ma la maggior aridità che colpirà le aree mediterranee è un fattore che rende la perdita di servizi ecosistemici molto più grave per i territori, come l’Italia, affacciati sul mare Nostrum. In questi casi, le previsioni dello studio parlano di un calo del 52-70%.

È possibile limitare questo declino delle foreste europee? La risposta è sì, anche se non ovunque. I ricercatori hanno studiato l’impatto di una serie di strategie alternative centrate sulla migrazione assistita. Si tratta in buona sostanza di piantare determinate specie di alberi in ambienti dove possono adattarsi più facilmente, o ambienti simili a quelli di origine dove però difficilmente sarebbero riusciti ad arrivare per vie naturali. Queste strategie “potrebbero ridurre le perdite di servizi del 10% (15%) in media in Europa, e persino aumentare la disponibilità di servizi nelle regioni alpine e boreali, ma non nel Mediterraneo. Qui le perdite sono comunque previste al 33-52%.