Oltre 100 scienziati da più di 50 paesi tra gli autori del rapporto sugli effetti sanitari della crisi climatica
(Rinnovabili.it) – La crisi climatica cresce a ritmo accelerato mentre il mondo continua ad avvitarsi in un’assurda dipendenza dai combustibili fossili. Le conseguenze per la salute umana sono devastanti. E moltiplicano gli effetti negativi delle altre crisi che stiamo vivendo, da quella energetica a quella alimentare, a quella sanitaria. È il messaggio centrale del nuovo Global Report del Lancet Countdown, una summa del consenso scientifico sull’impatto del climate change sulla salute aggiornato ogni anno da oltre 100 esperti da tutto il mondo.
Il mondo si trova in una “fase critica”, conclude la valutazione di 43 fattori secondo i quali la crisi climatica sta rendendo le persone più malate o più deboli. Il cambiamento climatico sta aggravando l’insicurezza alimentare, gli impatti sulla salute dovuti al caldo estremo, il rischio di epidemie di malattie infettive e gli eventi meteorologici estremi che mettono in pericolo la vita, riporta il Lancet Countdown.
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I dati sulle ripercussioni del caldo estremo fanno intuire la portata della crisi climatica. I decessi legati al caldo nelle popolazioni più vulnerabili, cioè neonati sotto l’anno di età e adulti sopra i 65 anni, sono aumentati del 68% negli ultimi quattro anni rispetto al periodo 2000-2004. Le siccità investono il 30% di territorio in più rispetto a 70 anni fa. Nel 2021, le temperature eccessive hanno fatto perdere a livello globale 470 miliardi di ore di lavoro, il 40% in più rispetto agli anni ’90. Tutti fenomeni che acuiscono l’insicurezza alimentare, che riguarda il 26,7% della popolazione mondiale (4 punti percentuali in più a causa del climate change). Il caldo nel 2020 ha impedito a 98 milioni di persone in più di ottenere il cibo di cui avevano bisogno, rispetto alla media 1981-2010.
Temperature globali che incidono anche sulla diffusione di alcune malattie infettive. Secondo il rapporto, la finestra utile per la trasmissione della malaria nell’ultimo decennio si è allungata del 32% nelle Americhe e del 15% in Africa. Anche la febbre dengue è resa più pericolosa dal clima che cambia, con un aumento della trasmissione del 12% lungo lo stesso periodo.
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