L’edizione 2024 del Lancet Countdown delinea un peggioramento sensibile degli indicatori sul nesso clima-salute. La priorità dovrebbe essere cancellare o convertire i sussidi ai combustibili fossili, unico modo per realizzare “una transizione giusta ed equa”
Dieci dei 15 principali indicatori del nesso tra salute e crisi climatica hanno raggiunto “nuovi, preoccupanti record” l’anno scorso. Le minacce alla salute e alla sopravvivenza generate dal “rapido” cambiamento climatico colpiscono ogni paese, non solo quelli più vulnerabili. E il mondo si ostina ad andare in direzione contraria a quella indicata dall’Accordo di Parigi, senza ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, la prima causa dietro il riscaldamento globale antropico.
È la fotografia della crisi climatica secondo l’edizione 2024 del rapporto Lancet Countdown, il compendio annuale più autorevole sull’evoluzione dell’intreccio tra salute e clima a cui hanno lavorato 122 scienziati e a cui hanno preso parte anche agenzie Onu come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).
Crisi climatica, il bilancio del Lancet Countdown “mai così preoccupante”
“Il bilancio di quest’anno delle imminenti minacce per la salute dell’inazione climatica rivela i risultati più preoccupanti mai ottenuti nei nostri otto anni di monitoraggio”, avverte Marina Romanello, direttrice esecutiva del Lancet Countdown presso l’University College di Londra.
Oltre agli indicatori tradizionali, l’edizione 2024 considera anche nuove metriche su precipitazioni estreme, risorse di carbone “bloccate”, perdita di copertura arborea, tempeste di sabbia e polvere, aumento delle temperature notturne e perdita di sonno, istruzione e formazione su clima e salute.
“Nessun individuo o economia sul pianeta è immune dalle minacce per la salute del cambiamento climatico. L’incessante espansione dei combustibili fossili e le emissioni di gas serra da record aggravano questi pericolosi impatti sulla salute e minacciano di invertire i limitati progressi compiuti finora e di rendere ulteriormente irraggiungibile un futuro sano”, aggiunge Romanello.
La priorità, oggi, dovrebbe essere cancellare o convertire i sussidi ai combustibili fossili, diretti e indiretti. Ma le risorse finanziarie “continuano a essere investite proprio nelle cose che minano la nostra salute” invece di essere impiegate per “realizzare una transizione giusta ed equa verso energia pulita ed efficienza energetica e un futuro più sano, a beneficio in ultima analisi dell’economia globale”, conclude Romanello.
I record 2023 degli indicatori su clima e salute
Il rapporto di The Lancet si basa su 56 indicatori suddivisi in 5 aree tematiche (danni alla salute e impatto del clima; adattamento e salute; mitigazione e benefici per la salute; finanza; grado di coinvolgimento della politica e dell’opinione pubblica su clima e salute).
Tra gli indicatori del Lancet Countdown che risultano più preoccupanti figurano:
- Decessi correlati al caldo: nel 2023, negli over 65, sono aumentati del 167% rispetto ai livelli degli anni ’90, un record. Il dato è il 65% più alto di quello atteso in un mondo senza crisi climatica.
- Ore di esposizione a temperature elevate: nel 2023, in tutto il mondo, si è registrato il massimo storico con una media di 1.512 ore, che comportano almeno un rischio moderato di stress da calore durante l’esecuzione di esercizi leggeri all’aperto come camminare o andare in bicicletta. Si tratta di un aumento del 27,7% rispetto alla media annuale del 1990-1999.
- Ore di lavoro perse: più caldo si traduce anche in più ore di lavoro perse. Nel 2023 anche questo indicatore segna il record con 512 miliardi di ore, un aumento del 49% rispetto alla media del 1990-1999. Il calo del pil globale collegato è stimato in 835 miliardi di dollari, cioè il 7,6% del pil nei paesi a basso reddito e il 4,4% di quelli a medio reddito.
- Precipitazioni estreme: nel 2014-2023 sono aumentate sul 61% della superficie terrestre rispetto alla media del periodo 1961-1990.
- Insicurezza alimentare: caldo e siccità hanno fatto crescere di 151 milioni il numero delle persone colpite da insicurezza alimentare moderata o grave rispetto al 1981-2010.
- Idoneità climatica alla diffusione di malattie infettive mortali trasmesse dalle zanzare: il rischio di trasmissione della dengue da parte delle zanzare Aedes albopictus è aumentato del 46% e di Aedes aegypti dell’11% nell’ultimo decennio (2014-2023) rispetto al periodo 1951-1960. Un massimo storico di oltre 5 milioni di casi di dengue è stato segnalato in oltre 80 paesi nel 2023.
- Sussidi fossili: nel 2022, 72 degli 86 paesi analizzati nel rapporto (l’84%) hanno sovvenzionato i combustibili fossili per un record di 1.400 miliardi di dollari, “eclissando qualsiasi impegno finanziario a sostegno dell’azione per il clima assunto alla COP28”. Sussidi che hanno superato il 10% della spesa sanitaria nazionale in 47 paesi e il 100% in 23 paesi.