Rinnovabili • Crisi climatica, IPCC: per risolverla bisogna tutelare la biodiversità

Così la crisi climatica è inarrestabile: peggiora metà degli indicatori chiave

La prima edizione del rapporto, nel 2019, aveva fatto entrare nel lessico quotidiano e della politica il tema dell’emergenza climatica. Il suo ultimo aggiornamento fotografa una situazione in rapido deterioramento: peggiorano 18 indicatori su 31

Crisi climatica, IPCC: per risolverla bisogna tutelare la biodiversità
Foto di Alain Audet da Pixabay

Lo studio a 360° sulla crisi climatica pubblicato su Bioscience

(Rinnovabili.it) – Molti indicatori chiave della crisi climatica si stanno deteriorando rapidamente. I segni vitali del pianeta seguono delle traiettorie preoccupanti: corrono in fretta verso il loro punto di non ritorno oppure l’hanno ormai già superato. Lo sostiene lo studio “World Scientists’ Warning of a Climate Emergency 2021” pubblicato su Bioscience, un aggiornamento di un lavoro simile uscito nel 2019 che costituisce una pietra miliare del consenso scientifico sul cambiamento climatico. Le sue conclusioni erano state firmate da 11.000 scienziati provenienti da 153 paesi.

Il lavoro analizza 31 indicatori della crisi climatica di allora che chiama segni vitali planetari. In 18 casi, cioè più della metà, sono ormai stati raggiunti dei valori da record (negativo). I fattori da primato includono la concentrazione di gas serra in atmosfera, l’accumulo di calore negli oceani, e l’estensione della massa ghiacciata.

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Uno dei punti chiave e il degrado della foresta amazzonica. Nel 2019 2020, il tasso di riduzione dell’Amazzonia è aumentato toccando i valori più alti da 12 anni a questa parte: 1,11 milioni di ettari distrutti. Deforestazione, espansione degli allenamenti nel terreno coltivato a soia insieme a siccità incendi e disboscamento illegale hanno frammentato la foresta pluviale brasiliana al punto che oggi emette più anidride carbonica di quanta è in grado di assorbire.

E ancora: nell’aprile 2021, la concentrazione di anidride carbonica ha raggiunto le 416 parti per milione, “la più alta concentrazione media globale mensile mai registrata”. Il 2020 poi “è stato il secondo anno più caldo mai registrato e tutti e cinque gli anni più caldi mai registrati si sono verificati dal 2015”, scrivono gli scienziati.

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Ricordano poi i record negativi dell’estensione dei ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide, insieme al record di sottigliezza del ghiaccio marino artico. E ancora, primato di acidificazione degli oceani e di livello dei mari. “I segni vitali planetari aggiornati che presentiamo riflettono in gran parte le conseguenze di un’attività business as usual inarrestabile”, ha spiegato William Ripple, prima firma dello studio. “Una lezione importante da Covid-19 è che anche i trasporti e i consumi colossalmente diminuiti non sono abbastanza e che, invece, trasformazioni sono necessarie modifiche al sistema”.