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La crisi climatica ha contribuito alla peggiore alluvione nella storia di Nigeria e Niger

Crisi climatica: alluvione in Nigeria e Niger, il ruolo del climate change
Foto di Sourabh yadav da Pixabay

Il bilancio dei morti e dei danni, senza precedenti per i due paesi, è stato aggravato dalla crisi climatica

(Rinnovabili.it) – In Nigeria e Niger quest’anno sono morte 612 e 195 persone per le alluvioni causate da piogge decisamente sopra la media. È il numero di decessi più alto nella storia di entrambi i paesi per un disastro climatico. Ed è proprio la crisi climatica ad aver esacerbato questi fenomeni. Fino a renderli 80 volte più probabili rispetto a un mondo senza riscaldamento globale antropico.

Lo ha calcolato il World Weather Attribution, un team di scienziati da tutto il mondo che usa modelli climatici per determinare il ruolo specifico del climate change sulla frequenza e l’intensità degli eventi climatici estremi. “Per quanto riguarda le precipitazioni stagionali sulla regione del Lago Ciad, concludiamo che il cambiamento climatico ha reso l’evento circa 80 volte più probabile e circa il 20% più intenso, scrivono gli autori dell’analisi.

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La devastazione in Nigeria è stata anche peggiore dell’ultima grande alluvione avvenuta nel 2012. Dei 36 stati che compongono il paese, ben 34 sono stati colpiti dalla furia dell’acqua. Le persone colpite direttamente sono 3,2 milioni, mentre gli sfollati arrivano a un milione e mezzo. Più di 300.000 abitazioni sono state spazzate via o danneggiate e danni significativi colpiscono anche più di mezzo milione di ettari di terreno agricolo.

“Poiché eventi come questi sono diventati più probabili” conil progredire della crisi climatica, notano gli scienziati, sia le piogge sul bacino del lago Ciad sia quelle sul basso bacino del fiume Niger sono “eventi non sono molto rari nel clima attuale, con un tempo di ritorno di circa 1 su 10 anni per le piogge stagionali sul bacino del Lago Ciad e di 1 anno su 5 per il massimo stagionale di 7 giorni sul basso bacino del Niger”.

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Un segnale importante che evidenzia “l’urgente necessità di migliorare drasticamente la gestione delle acque e ridurre la vulnerabilità alle precipitazioni stagionali”, concludono gli autori dello studio di attribuzione.

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