Alluvioni lampo, siccità e altri eventi estremi alimentati dal cambiamento climatico hanno causato danni per oltre 2.000 miliardi di dollari dal 2014 a oggi. Solo nell’ultimo biennio, il costo dei disastri climatici a livello mondiale ammonta a 451 miliardi di dollari.
Sono i numeri presentati da un rapporto commissionato dalla Camera di Commercio Internazionale (ICC) e rilasciato alla vigilia della Cop29 in Azerbaijan. Il summit sul clima di Baku è iniziato l’11 novembre e concentrerà gran parte dei negoziati sugli aspetti finanziari, inclusi i capitoli sul supporto ai paesi più vulnerabili dopo eventi estremi (il cosiddetto meccanismo Perdite e Danni).
Investire nell’adattamento è urgente
La Cop29 “non può essere, come alcuni hanno suggerito, una COP “di transizione”. Dobbiamo vedere risultati in grado di accelerare l’azione per il clima commisurata ai rischi economici immediati”, commenta John W. H. Denton, segretario generale dell’ICC.
“Finanziare l’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo non dovrebbe essere visto come un atto di generosità da parte dei leader delle economie più ricche del mondo”, aggiunge Denton, esprimendo un concetto che è stato ribadito anche dai vertici dell’Onu durante l’inaugurazione della Cop29.
“Ogni dollaro speso è, in definitiva, un investimento in un’economia globale più forte e resiliente da cui tutti traiamo beneficio”, ha concluso. Secondo stime recenti della Banca Mondiale, ogni dollaro speso in progetti di adattamento al cambiamento climatico genera 4 dollari di benefici.
Costo dei disastri climatici, +19% nell’ultimo biennio
I 2.000 miliardi di dollari a cui arriva il rapporto non sono l’intera fotografia dei danni da eventi estremi. Si tratta solo della quota relativa a quegli eventi acuti e che si manifestano già. Non sono quindi compresi eventi come l’aumento del livello dei mari, i cosiddetti eventi a insorgenza lenta.
Secondo gli autori, i circa 4.000 eventi estremi così individuati hanno colpito in modo diretto 1,6 miliardi di persone in tutto il mondo negli ultimi 10 anni. L’ultimo biennio ha registrato una vera e propria impennata. Con 451 mld $, il totale è il 19% più alto della media degli 8 anni precedenti.
“Questo aumento può essere in parte attribuito a una migliore rendicontazione, in particolare per quanto riguarda i decessi correlati al caldo”, specifica il rapporto. “Tuttavia, evidenzia anche la necessità di una rendicontazione più completa degli impatti in molte regioni vulnerabili che sono ancora inadeguatamente rilevate”.
Per alcuni paesi, come è noto, l’impatto dei disastri climatici è particolarmente pesante. E foriero di conseguenze negative. I paesi più poveri non hanno le risorse per rispondere all’emergenza. Per farlo, spesso si indebitano. Altri interessi sul debito sono dovuti se questi paesi ricorrono a prestiti per implementare politiche di adattamento. Si arriva così al paradosso per cui se scelgono di adattarsi al climate change vengono strangolati dal debito e rovinano le loro economie, ma lo stesso esito li attende anche se non fanno nulla.
Il rapporto porta l’esempio della Dominica. Anche un singolo evento estremo, colpendo una piccola nazione vulnerabile, può segnarne la traiettoria. Costando anche di più, o molto di più, del pil annuo del paese. L’uragano Maria che ha colpito il paese caraibico nel 2017 ha generato costi superiori al 300% del pil della Dominica.