Rinnovabili •

Il costo dei disastri climatici

Cresce costantemente il costo dei disastri climatici: gli eventi estremi sono sempre più intensi e più frequenti. Sono però i paesi più poveri a subire le perdite maggiori in proporzione alla loro ricchezza economica complessiva. Non abbiamo un Pianeta B, dobbiamo impegnarci per preservare quello che abbiamo

Image by Andrew from Pixabay

di Isabella Ceccarini

(Rinnovabili.it) – Gli eventi estremi sono sempre più intensi e più frequenti. Il bilancio dei disastri causati dal cambiamento climatico (siccità, alluvioni, incendi, uragani) continua a crescere. Nel 2022 ha raggiunto cifre astronomiche: peccato che siano miliardi di dollari perduti.

Ad esempio, l’uragano Ian che ha colpito gli Stati Uniti è costato 100 miliardi di dollari, 60 dei quali coperti da assicurazioni; le inondazioni subite dall’Australia sono costate 6,6 miliardi di dollari (4 miliardi assicurati). La copertura assicurativa facilita la quantificazione dei danni.

Le perdite dei paesi poveri

I disastri climatici hanno avuto un maggiore impatto sui paesi ricchi perché vi si svolgono attività economiche di rilievo, coperte da assicurazioni.

Sono però i paesi più poveri a subire le perdite maggiori in proporzione alla loro ricchezza economica complessiva.

Come spiega il rapporto GAR 2022 (Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction), «i paesi a reddito basso e medio-basso perdono in media lo 0,8-1% del loro PIL nazionale a causa di disastri all’anno, rispetto allo 0,1% e allo 0,3% nei paesi ad alto reddito e medio-alto».

Inoltre, i paesi più poveri hanno quasi sempre le maggiori perdite in termini di vite perse e sconvolte.

Facendo un paragone tra i due disastri climatici peggiori del 2022, l’uragano Ian ha causato 130 morti e 40mila sfollati, le inondazioni in Pakistan hanno ucciso 1.700 persone e 8 milioni di sfollati, con un impatto economico che si protrarrà nel lungo periodo in termini di aumento della povertà.

Leggi anche Siamo impreparati per la minaccia di stress climatici multipli

I disastri climatici influiscono sullo sviluppo economico e sociale

La mancanza di assicurazione contro i disastri climatici è un ulteriore handicap negli sforzi per la ricostruzione: il tasso di assicurazione nei paesi in via di sviluppo è spesso inferiore al 10%, se non addirittura prossimo allo zero.

Per capire come i disastri climatici influiscono sullo sviluppo economico e sociale, guardiamo il caso delle inondazioni in Pakistan rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030:

  • Obiettivo 1 (Sconfiggere la povertà), 9 milioni di persone sprofondate nella povertà;
  • Obiettivo 2 (Sconfiggere la fame), 7,6 milioni di persone in stato di insicurezza alimentare;
  • Obiettivo 3 (Salute e benessere), 17 milioni di donne e bambini a maggior rischio di malattie prevenibili;
  • Obiettivo 5 (Parità di genere), 640mila donne e ragazze più a rischio di violenza di genere;
  • Obiettivo 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), 4,3 milioni di persone con perdita/interruzione del lavoro.  

L’impatto dei disastri “minori”

Abbiamo citato i disastri climatici “da prima pagina”, ma ce ne sono moltissimi che non fanno notizia ma incidono pesantemente sulla vita delle persone: innalzamento del livello del mare, scioglimento dei ghiacciai, desertificazione, degrado dei terreni fertili, siccità.

La siccità rappresenta il 15% dei disastri legati al clima. Secondo il rapporto Drought in numbers dell’UNCCD (United Nations Convention to Combat Desertification) tra il 1970 e il 2019 ha provocato 650mila morti. Dal 1998 al 2017, ha causato perdite economiche globali per circa 124 miliardi di dollari.

Nel 2022, oltre 2,3 miliardi di persone hanno affrontato lo stress idrico; quasi 160 milioni di bambini sono esposti a siccità gravi e prolungate.

Bisogna inoltre sottolineare che i disastri “minori” non vengono nemmeno calcolati perché non hanno rilievo a livello nazionale, ma recano perdite costanti a livello locale.

Leggi anche Estremi climatici, i 40°C in UK torneranno ogni 3 anni invece che ogni 500

I costi indiretti

Tra i costi indiretti dei disastri climatici c’è l’interruzione delle catene di approvvigionamento, che ha ripercussioni globali, in particolare sulla sicurezza alimentare. Il cambiamento climatico tenderà a peggiorare la situazione: nelle zone costiere, entro il 2100, più di 100 aeroporti saranno sotto il livello del mare e 350 a rischio di inondazioni regolari.

La combinazione dei minori raccolti a causa della siccità e del blocco delle esportazioni di grano conseguenti all’invasione russa dell’Ucraina ha avuto effetti devastanti nei paesi più fragili, tanto che il World Food Programme ha definito il 2022 «un anno di fame senza precedenti».

Il quadro generale spiega anche l’aumento dei costi delle materie prime, ma impone il cambiamento dei modelli economici a cui siamo abituati.

La delicatezza delle reti

Uno studio del Potsdam Institute for Climate Impact Research afferma che gli effetti a catena delle inondazioni legate al clima previste in Cina potrebbero comportare perdite economiche globali di circa 600 miliardi di dollari nei prossimi decenni, con gravi conseguenze per il commercio e l’industria in Europa, nelle Americhe e altrove.

Oggi il mondo dipende dalle reti, ma i disastri climatici possono danneggiare i cavi. La perdita di connettività non solo interrompe l’attività economica, ma anche le comunicazioni nel momento in cui le persone colpite da una calamità hanno più bisogno di essere in contatto per chiedere assistenza.

L’eco-ansia

I disastri climatici si ripercuotono anche sull’istruzione: «A livello globale, 222 milioni di ragazze e ragazzi vulnerabili sono colpiti da conflitti, disastri indotti dal clima, sfollamenti forzati e crisi prolungate e hanno bisogno di un sostegno educativo urgente», afferma un documento redatto da UNDRR (United Nations Office for Disaster Risk Reduction).

I giovani sono particolarmente in ansia per il clima: un rapporto di Nature evidenzia che l’ansia per l’ambiente ha un impatto negativo sulla vita dei ragazzi, convinti che i governi non stiano facendo abbastanza per evitare una catastrofe climatica.

Leggi anche Acqua, batteri, CO2: oceani più caldi danneggiano il clima

La situazione è seria, inutile negarlo. Ma ci sono ancora speranze da coltivare, e soprattutto servono la volontà e l’impegno di tutti. Non abbiamo un Pianeta B, dobbiamo fare il possibile per preservare quello che abbiamo.

About Author / La Redazione