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Cosa succede se il ciclo globale del carbonio si “ammala”?

Uno studio pionieristico indaga le interazioni tra microrganismi del suolo, virus che li possono attaccare, e aumento delle temperature. Dagli organismi microbici dipende la capacità degli ecosistemi di assorbire carbonio. Di come questa capacità possa variare con la crisi climatica sappiamo ancora molto poco

Ciclo globale del carbonio: l’impatto di virus e temperature più calde
Foto di StockSnap da Pixabay

Gli effetti del riscaldamento globale sulla biocrosta sono molto poco studiati finora

(Rinnovabili.it) – Anche il ciclo globale del carbonio si può ammalare. Alterando la capacità degli ecosistemi di assorbire CO2. Ma non necessariamente in peggio. La causa? I virus e la vulnerabilità – accresciuta dalla crisi climatica – dei microrganismi che si trovano nel suolo, la biocrosta.  

Con il termine biocrosta ci si riferisce all’insieme dei microrganismi che costituiscono alla base delle reti trofiche del sottosuolo. Parliamo quindi di batteri, archei, protisti e funghi. Dalle loro interazioni dipende in gran parte la configurazione del ciclo globale del carbonio. Sono le loro attività a permettere l’accumulo di carbonio, oppure ad accelerare la decomposizione e il rilascio del carbonio nell’atmosfera.

Come cambia il ciclo globale del carbonio tra global warming e virus?

Gran parte di questi microrganismi possono essere infettati da virus. Una dinamica che sta variando anche a causa dell’aumento globale delle temperature. Ma, fino ad ora, la nostra comprensione di quali possono essere gli impatti sugli ecosistemi di queste dinamiche è pressoché nulla. Lo afferma uno studio pubblicato su FEMS Microbiology Ecology.

In questo studio “mettiamo in evidenza un’importante scatola nera che ostacola la nostra capacità di anticipare le risposte climatiche degli ecosistemi: le infezioni virali all’interno di complesse reti alimentari microbiche”, spiegano gli autori. “Mostriamo come la comprensione e la previsione delle risposte degli ecosistemi al riscaldamento potrebbero essere difficili, se non impossibili, senza tenere conto degli effetti diretti e indiretti delle infezioni virali su diversi microbi che insieme svolgono diverse funzioni ecosistemiche”.

Lo studio non si sbilancia in previsioni, anzi si limita a raccogliere e ordinare ciò che sappiamo e a proporre un modello interpretativo, senza andarlo a verificare con dati empirici. Tuttavia, in base a quello che ci è noto nelle interazioni tra virus, microrganismi e aumento delle temperature, secondo lo studio è possibile che alcuni ecosistemi come le torbiere possano beneficiare del global warming. Secondo il modello proposto – che va comunque verificato empiricamente – le peatland ad esempio potrebbero aumentare la loro capacità di stoccare carbonio.