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La storia delle COP sui cambiamenti climatici

Alla vigilia della nuova Conferenza delle Parti sul clima ripercorriamo le tappe salienti di oltre vent'anni di lotta climatica, tra successi e irrimediabili sconfitte

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Storia e risultati delle COP sui cambiamenti climatici

(Rinnovabili.it) – Era il 1995 l’anno in cui si tenne la prima Conferenza delle parti della Convezione Onu sul climate change (UNFCCC), il primo trattato ambientale internazionale ad occuparsi del riscaldamento globale.

La Convenzione, elemento fondamentale per le sorti del Pianeta, è conosciuta anche come Accordo di Rio, dal momento che deve la sua sua nascita allo storico Summit per la Terra di Rio de Janeiro, nel 1992.

Da allora oggi i vertici dell’UNFCCC hanno scritto la storia della lotta al climate change, tra successi e fallimenti, pietre miliari e intese di comodo. E per capire cosa è davvero in gioco nei negoziati, Rinnovabili.it ha deciso di riassumere i più importanti risultati raggiunti, che hanno segnato la timeline delle COP sui cambiamenti climatici.

1995 – Cop 1 di Berlino

Per tradizione le conferenze delle parti dell’UNFCC si tengono le prime settimane di dicembre; il primo vertice ONU sul clima tuttavia è organizzato dal 28 marzo al 7 aprile 1995, mantenendo basso il livello di impegno richiesto. I delegati si limitano infatti a sottolineare come gli impegni specifici della Convenzione non siano adeguati per i Paesi industrializzati, andando a caratterizzare il ruolo dei due organismi chiave per l’UNFCCC: l’SBSTA che rappresenta l’organismo di supporto dedicato a digerire gli aspetti tecnici e scientifici funzionali al negoziato politico, e l’SBI, deputato a monitorare quanto le Parti stiano effettivamente applicando le decisioni e gli impegni presi in precedenza.

RISULTATO: Bicchiere mezzo pieno

1997 – COP3 di Kyoto

Dopo due anni e mezzo di intese negoziazioni arriva la prima vera svolta, con l’approvazione del protocollo di Kyoto, il primo trattato al mondo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Gli Stati Uniti si rifiutarono tassativamente di ratificare l’atto che stabiliva impegni di riduzione delle emissioni per i soli Paesi sviluppati, in linea con il principio delle “responsabilità comuni ma differenziate” fra gli Stati. Gli impegni prevedono una prima fase di riduzione delle emissioni relativamente al periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990. Nel 2011 il Canada ci ripensa e, ad solo anno dal termine ultimo, esce dal Protocollo.

RISULTATO: Primo successo

2007 – COP13 di Bali

Dal 1998 fino alla vertice ONU di Bali, i lavori riguardano principalmente la definizione e messa a punto di metodologie e procedure d’attuazione del Protocollo di Kyoto, formalizzando gli  accordi sui 3 meccanismi principali: l’Emissions Trading, il Clean Development Mechanism e la  Joint Implementation.

La COP13 inizia invece a smuovere le acque e adotta la Bali Road Map, tracciando finalmente il percorso  verso il nuovo processo negoziale per affrontare il cambiamento climatico in maniera “condivisa”.  Nel “Bali Action Plan”, il documento conclusivo della COP, la parti stabiliscono, anche a seguito delle maggiori certezze degli effetti antropici sul sistema clima (derivate dal 4° rapporto dell’IPCC), di accelerare le trattative per arrivare, entro il 2009, alla definizione di impegni vincolanti globali.

RISULTATO: Bicchiere mezzo pieno

2008 – COP14 di Poznan

La Conferenza delle Parti di Poznan, in Polonia, compie importanti passi verso la definizione di meccanismi di supporto ai Paesi in via di sviluppo, tra cui il Fondo di adattamento nel quadro del protocollo di Kyoto e lo Strategic Program on Technology Transfer, programma per promuovere gli investimenti nel trasferimento di tecnologie ambientalmente compatibili.

I delegati inoltre negoziano una proposta di emendamento del Protocollo di Kyoto per ulteriori impegni post 2012, in maniera da arrivare ad un Kyoto-bis alla COP15. Infine si formalizza l’introduzione del tema REDD+ (riduzione delle emissioni dalla deforestazione e degrado forestale): il meccanismo REDD+  prevede il conteggio della protezione delle foreste nel calcolo delle emissioni di carbonio, e la COP dà il suo consenso a studi di metodologia, che permettano di stabilire scenari di riferimento per poter rendere questi sforzi misurabili e comparabili. Peccato che all’ultimo Nuova Zelanda, Australia, USA e Canada facciano pressione per rimuovere tutti i riferimenti ai diritti delle popolazioni indigene precedentemente inseriti nel testo.

RISULTATO: Nulla di fatto

2009 – COP15 di Copenhagen

Le grandi aspettative che negli anni avevano caricato il processo negoziale, trovano un muro invalicabile al vertice Onu in Danimarca. L’obiettivo della COP era quello di stabilire un ambizioso accordo globale sul clima per il periodo dal 2012, tuttavia  le tre pagine dell’accordo di Copenhagen non fanno altro che rimandare il compito al 2015. Il testo finale, messo a punto dai capi di stato di USA e Cina, con il contributo di India, Brasile e Sud Africa, introduce per la prima volta in maniera ufficiale la necessità di evitare il superamento della soglia dei 2 °C nell’aumento delle temperature del pianeta.

Alla fine del documento si cita anche l’esigenza  di valutare l’attuabilità o meno di  un limite ancora inferiore (1,5°C) e si prevede di stabilire il Fondo Verde per il clima, ovvero un impegno finanziario (30 miliardi di dollari l’anno tra il 2010 e il 2012 e 100 miliardi di dollari a partire dal 2020) da parte dei Paesi industrializzati nei confronti delle nazioni più povere. Nulla tuttavia è precisato circa la gestione di questi fondi.

Poiché l’intesa è raggiunta solo dai capi di stato e mancando il consenso unanime tra i negoziatori necessario per l’adozione formale, la Conferenza delle Parti può solo prendere nota di questo accordo, e di conseguenza, esso non risulta vincolante, né operativo.

RISULTATO: Un fallimento completo

2010 – COP16 di Cancun

La COP messicana porta all’approvazione di un pacchetto di misure per aiutare le nazioni in via di sviluppo in materia di cambiamenti climatici. Le Parti lanciano il Fondo Verde per il Clima ma il testo non fa cenno tuttavia alle modalità con cui recuperare questo denaro e con cui gestirlo.

Nessuna decisione neppure riguardo al secondo periodo adempimento del Protocollo di Kyoto ma i Governi firmatari stabiliscono che bisognerà tagliare le emissioni di gas serra dal 20% al 40% al 2020. Vengono istituiti tre organismi: il Technology Executive Committee con il compito di stabilire le strategie per il trasferimento delle tecnologie, il Climate Technology Centre con il compito di organizzare le attività e il Climate Technology Centre and Network con lo scopo di attuare gli interventi.

Con l’intenzione di fornire utili linee guida e know how per attuare azioni di adattamento, l’intesa di Cancun crea un nuovo quadro di riferimento (Adaptation Framework) e un Comitato per l’Adattamento (Adaptation Committee).

Particolarità: la Bolivia è l’unico paese a non firmare il documento di chiusura della Cop 16. Il suo Presidente Evo Morales contesta duramente il patto raggiunto definendolo un accordo “vuoto” e promettendo di portarlo davanti alla Corte Internazionale di Giustizia.

RISULTATO: Un successo simbolico

2012 – COP18 di Doha

La 18° sessione negoziale della Conferenza riesce ad assicurare una seconda stagione al Protocollo di Kyoto (in scadenza lo stesso anno) estendendolo fino al 2020; stagione da cui tuttavia si defila la maggior parte dei paesi industrializzati. Alla fine, ad accettare il Kyoto bis sono unicamente Unione Europea, Australia, Svizzera e Norvegia, responsabili insieme solo del 15-20 per cento delle emissioni di gas serra.

Al vertice di Doha va però il merito d’aver approvato il meccanismo sul “Loss and Damage”, stabilendo per la prima volta che le nazioni ricche debbano assumersi l’onere economico dei danni climatici subiti dalle nazioni povere, (ma solo dopo essersi premurati di rinviare a negoziati successivi la decisione finale sul pacchetto di aiuti).

Infine Germania, Regno Unito, Francia, Danimarca, Svezia e la Commissione europea promettono impegni finanziari per il periodo fino al 2015, per un totale di circa 6 miliardi di dollari all’interno del Fondo Verde per il Clima.

RISULTATO: Raggiunto l’obiettivo minimo

2013 – COP19 di Varsavia

La Conferenza delle Parti XIX Varsavia compie passi avanti su alcuni risultati importanti ma un nulla di fatto su molte altre decisioni necessarie. I principali outcome sono la definizione delle tappe intermedie in vista del nuovo accordo da adottare a Parigi 2015 e l’istituzione – dopo ben 8 anni di negoziazioni – del “Warsaw Framework for REDD+”, un quadro di decisioni sugli aspetti organizzativi, istituzionali e tecnico-scientifici di un meccanismo di contrasto alla deforestazione nei Paesi in via di sviluppo.

Inoltre, le Parti approvano il “Warsaw International Mechanism for loss and damage associated with climate change impacts”, per affrontare la questione dei danni ambientali derivanti da eventi climatici estremi. Infine stabiliscono gli aspetti operativi del funzionamento del Fondo Verde per il Clima che rimane, tuttavia, ancora praticamente vuoto.

RISULTATO: Raggiunto compromesso al ribasso

2014 – COP20 di Lima

In Perù i negoziati tornano ad occuparsi dei finanziamenti climatici ed in particolare degli aspetti distributivi del Fondo Verde per il Clima (quanto riceveranno e quanto contribuiranno i Paesi in via di sviluppo). Intanto, seppur con difficoltà, le nazioni raggiungono la prima tappa del fondo, impegnando 10,2 miliardi di dollari.

Il più importante punto stabilito nella quattro pagine della Lima Call for Climate Action (il documento finale adottato dalla COP20) è la decisione che tutti i governi presentino all’ONU i rispettivi piani nazionali per frenare le emissioni di gas serra – i cosiddetti Intended Nationally Determined Contributions (INDCs) – entro il termine informale del 31 marzo 2015.

Nel documento è inserito come allegato un testo che contiene gli “elementi di riferimento” per la formulazione di una prima bozza del trattato da negoziare alla COP21 ma, guardando da vicino, non dice nulla di più di quanto già scritto nel documento finale di Varsavia di cui copia ampi stralci.

Questioni essenziali come Loss and Damage (il riferimento è cancellato dal testo nelle ore finali dei negoziati) e il contenuto e la natura degli impegni di mitigazione, sono relegate ai colloqui di Parigi 2015.

RISULTATO: insoddisfacente

2015 – COP21 di Parigi

La ventunesima Conferenza delle Parti di Parigi porta a casa il primo grande risultato, ossia un patto climatico globale e condiviso, realizzato a partire dagli INDC forniti dai 196 Paesi membri dell’UNFCCC, di cui riconosce però la poca efficacia pratica. Ma per mettere tutti d’accordo il Paris Agreement si lascia andare a un po’ troppe concessioni: non è realmente vincolante e si basa principio della responsabilità comune ma differenziata. L’obiettivo inderogabile è quello di mantenere l’aumento della temperatura «ben al di sotto dei 2 °C», con la raccomandazione a fare di più (per uno scenario sotto 1,5 °C). Una delle disposizioni chiave dell’accordo è la creazione di un meccanismo di revisione per gli impegni dei vari paesi: avrà luogo ogni cinque anni, nell’ottica di aumentarne progressivamente l’ambizione, ma per ora nessuna data d’inizio è stata fissata.

Zero porgessi sui finanziamenti climatici – il documento ribadisce i 100 miliardi di dollari da stanziare dal 2020 al 2025 – così come sulla messa al bando delle fonti fossili. L’accordo di Parigi preferisce, infatti, puntare alla formula vaga della “neutralità climatica”, chiedendo il raggiungimento del picco di emissioni «il prima possibile». Infine, al meccanismo per il Loss and Damage si chiede di istituire una task force che «sviluppi raccomandazioni per evitare, ridurre al minimo e affrontare» le migrazioni relative agli impatti negativi dei cambiamenti climatici. Facendo ben attenzione a sottolineare come ciò non comporti o fornisca «alcuna base per qualsiasi responsabilità o compensazione».

RISULTATO: primo grande successo diplomatico

2016 – COP22 di Marrakech

Prima COP tecnica dopo il summit parigino, la Conferenza in Marocco si è chiusa l’approvazione dell’Alleanza di Marrakech per l’azione climatica globale. L’assemblea ha redatto la bozza di un piano comune per l’implementazione dell’Accordo di Parigi, primo insieme di regole con cui gli impegni di riduzione nazionali dovranno essere rilanciati: l’obiettivo è creare un sistema condiviso per giudicare l’efficacia delle politiche degli Stati sul clima e misurare i tagli alle emissioni.

Le parti hanno anche convenuto di anticipare al 2018 (rispetto al precedente 2020) la deadline per rivedere gli INDC (Intended nationally determined contributions) i piani nazionali di taglio dei gas serra, che già oggi sono stati trasformati da molti paesi in NDC (Nationally Determined Contribution).

Al di fuori dei negoziati, Laurence Tubiana, Ambasciatrice francese per il cambiamento climatico, e a Hakima El Haite, Ministro dell’Energia del Marocco, hanno lanciato la “Marrakech Partnership for Global Climate Action”, primo piano di azione che prevede la valorizzazione del ruolo degli attori non nazionali, come regioni e città, nelle azioni di mitigazione e adattamento nel periodo 2017-2020.

RISULTATO: passi avanti per il dialogo tecnico

2018 – COP24 di Katowice

 La 24esima Conferenza delle Parti dell’Unfccc, ospitata dalla Polonia, si è chiusa con l’adozione del ‘Katowice Climate Package’, ossia il “libro delle regole” con cui attuare l’Accordo sul clima di Parigi. Il pacchetto stabilisce in che modo i Paesi debbano fornire informazioni sui loro NDC, definendo standard precisi e includendo le misure di mitigazione quelle di adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo. Il testo finale include anche linee guida per stabilire nuovi obiettivi in ​​materia di finanziamento dal 2025 in poi e per valutare i progressi nello sviluppo e nel trasferimento della tecnologia. Tra le questioni lasciate irrisolte (e rimandate alla successiva COP) l’utilizzo degli approcci cooperativi e del meccanismo di sviluppo sostenibile, contenuto nell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. 

RISULTATO: solidi progressi

2019 – COP25 di Madrid

L’obiettivo era di finalizzare il lavoro sul “rulebook” stabilendo le regole per i mercati del carbonio e altre forme di cooperazione internazionale ai sensi dell’articolo 6 del Paris Agreement. Ma per la COP più lunga della storia l’intesa è stata solo un miraggio. I 16 giorni di colloqui non sono riusciti a raggiungere un consenso su molte questioni chiave, come i requisiti di rendicontazione e i “tempi comuni” per gli impegni climatici. Le nazioni più ambiziose, tra cui gli Stati UE e la padrona di casa, si sono scontrate con il muro alzato da paesi come Brasile ed Australia, decisi invece ad inserire nel testo una serie di scappatoie. Come, ad esempio, il riutilizzo delle quote accumulate con il vecchio CDM del Protocollo Kyoto, nel nuovo meccanismo di contabilizzazione dei crediti di CO2. Nel frattempo, dal testo dell’articolo 6, sono stati rimossi tutti i riferimenti ai diritti umani. Nei documenti approvati alla fine della conferenza c’è più che altro l’impegno, non vincolante, a presentare piani più ambiziosi per ridurre le emissioni nazionali.

RISULTATO: una profonda delusione

2021 – COP26 di Glasgow

Né bocciata, né promossa. Per la conferenza dell’UNFCCC più importante dopo la COP21 di Parigi, il bollettino finale è un mix di delusioni e passi avanti. La frustrazione più grande arriva delle modifiche imposte all’ultimo minuto da Cina e India, che hanno impedito al consesso di “consegnare il carbone alla storia“, per usare le stesse parole del presidente della COP26, Alok Sharma. Nel patto sul clima di Glasgow, le Parti si sono limitate a concordare una riduzione del carbone, anziché un addio definitivo. Dal testo finale è stato anche rimosso il passaggio che invitava ad una graduale eliminazione dei “sovvenzioni ai combustibili fossili”, convertito in “sovvenzioni ai combustibili fossili inefficienti”. Niente di fatto neppure per i 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima che nel 2009 la COP15 di Copenaghen aveva promesso a partire dal 2020. Il tutto è stato rimandato al 2023.

Tra i passi avanti (ma non privi di critiche): la creazione di un mercato globale del carbonio e l’accordo “per rivedere e rafforzare” gli obiettivi 2030 degli NDC nel vertice 2023. La ventiseiesima Conferenza delle Parti ha istituito anche un nuovo International Sustainability Standards Board per sviluppare una linea di base globale per gli standard di divulgazione climatica ed ESG.

RISULTATO: un gioco dell’oca climatico

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

Incentivi fotovoltaico, tutti i bonus 2024 per privati e famiglie

Dal reddito energetico ai nuovi incentivi per l’autoconsumo virtuale, dal bonus fotovoltaico al 50% ai contributi regionali. Ecco una guida completa ed aggiornata a tutti gli incentivi dedicati al fotovoltaico in Italia per famiglie e privati

Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie
Guida agli incentivi per il fotovoltaico residenziale 2024

Guida completa e aggiornata agli incentivi statali e regionali per il fotovoltaico 2024

Anche nel 2024, in Italia, i privati cittadini possono dotarsi di un impianto fotovoltaico facendo affidamento su una serie di sussidi dedicati, dai bandi regionali ai contributi statali. Abbiamo raccolto tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024 in una guida, per offrire una panoramica completa e aggiornata degli strumenti di agevolazione finanziaria e fiscale attualmente in vigore e delle modalità per accedervi.

Incentivi al fotovoltaico 2024 per privati e famiglie: bonus e contributi statali

Tra fine del Superbonus 110% e nuove configurazioni dell’energy sharing, i regimi incentivanti per il fotovoltaico dei privati cittadini stanno mutando rapidamente. Oggi la tendenza generale è quella di premiare gli impianti solari in autoconsumo e mettere in campo nuovi strumenti contro la povertà energetica. Dagli ecobonus edilizi “rimaneggiati” al pannelli solari gratuiti per le famiglie a basso reddito, ecco come stanno cambiando gli incentivi per il fv residenziale.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Una delle grandi novità in tema di incentivi statali al fotovoltaico domestico è il Reddito energetico nazionale 2024. La misura permette di ottenere, per alcune fasce economiche della popolazione, pannelli fotovoltaici domestici in maniera gratuita grazie ad un contributo in conto capitale. Con l’obiettivo più ampio di riuscire a realizzare nell’arco di due anni – il 2024 e il 2025 – circa 31mila impianti solari residenziali al servizio di famiglie in condizione di disagio economico. Budget stanziato per il biennio: 200 milioni di euro.

Beneficiari: possono fare richiesta del Bonus Fotovoltaico Reddito Energetico tutti i nuclei familiari con ISEE inferiore a 15.000 euro; oppure inferiore a 30.000 euro ma con almeno 4 figli a carico. L’incentivo è destinato al Soggetto realizzatore dell’impianto.

Tempistiche: le domande per gli incentivi possono essere presentate dal 5 luglio 2024 fino al 31 dicembre 2024, o fino ad esaurimento fondi. Dopo solo 24 ore gli 80 milioni destinati alle Regioni del Sud e le Isole sono andati esauriti. Ad oggi rimangono unicamente quelli per il resto dell’Italia.

Tipologia di intervento: Il bonus Reddito energetico 2024 incentivata i sistemi fotovoltaici residenziali su coperture e/o superfici di edifici con taglia compresa tra 2 e 6 kWp. Il contributo prevede una quota fissa massima di 2.000 euro più una quota variabile di 1.500 euro per ogni kW di potenza installata. Le agevolazioni previste dal Reddito Energetico Nazionale non sono cumulabili con altri incentivi pubblici.

Come fare domanda: L’istanza per il Reddito energetico deve essere inoltrata direttamente dalla piattaforma dedicata del Gse (Gestore dei Servizi energetici), previa iscrizione o identificazione con SPID. L’installazione di moduli fotovoltaici sul tetto va considerata manutenzione ordinaria e pertanto ricade nelledilizia libera che non richiede nessuna autorizzazione o atto amministrativo necessario per procedere immediatamente.

Fotovoltaico gratuito, i contributi del Reddito Energetico (ISEE) 

Bonus Fotovoltaico 50%  

Noto anche come Bonus Casa 50% o Bonus Ristrutturazione, questo contributo permette di portare in detrazione il 50% delle spese sostenute (bonifici effettuati) in caso di interventi di ristrutturazione edilizia. Ma nella lista di lavori rientra anche l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici residenziali.

Beneficiari: Possono portare in detrazione le spese sia i proprietari di singole unità abitative, sia i condomìni per le parti in comune.

Tempistiche: le agevolazioni per i pannelli fotovoltaici rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2024 (salvo proroghe).

Tipologia di interventi:  La detrazione fiscale si applica sulla spesa per impianti fv su tetto, balconi e persino le facciate degli immobili, sistemi di accumulo compresi. Coperto anche anche un eventuale ampliamento dell’impianto solare a patto che la potenza di picco resti sotto i 20 kW. Limite massimo di spesa: 96.000 euro per ciascuna unità immobiliare. Questo incentivo permette ancora di optare tra cessione del credito o sconto in fattura, ma unicamente per gli interventi effettuati prime del 16 febbraio 2023, o entro la cui data siano stati stipulati contratti vincolanti. 

Come fare domanda:  La richiesta della detrazione IRPEF deve avvenire tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 50% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti,
  • la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Per approfondire le modalità di richiesta, leggi Bonus ristrutturazione, cosa accade se il bonifico parlante non coincide con il beneficiario.

Bonus Fotovoltaico 50%  

Superbonus 70% per il fotovoltaico residenziale

Il Bonus fotovoltaico 2024 più famoso in ambito residenziale rimane quello definito “super”. Ma abbandonato una volta per tutte il generoso e complesso 110%, il Superbonus per gli interventi di riqualificazione energetica in edilizia, pannelli solari per privati compresi, scende all’aliquota 70%. Tra tutti gli incentivi al fotovoltaico 2024, questo contributo è in assoluto il più generoso ma presenta anche rigidi paletti.

Beneficiari: possono portare in detrazione le spese i condomìni e le persone fisiche per interventi su edifici composti da 2 a 4 unità immobiliari distintamente accatastate. 

Tempistiche: il Superbonus 70% rimane in vigore fino al 31 dicembre 2024, poi l’aliquota si abbassa al 65%.

Tipologia di intervento: il Bonus Fotovoltaico al 70% copre le spese sostenute nel 2024 per l’installazione di impianti solari, accumuli compresi, anche se i lavori non vengono effettivamente eseguiti nel medesimo anno. Con l’obbligo però di migliorare la certificazione energetica (APE) dell’immobile di almeno 2 classi. Il massimo che può essere detratto è 2.400 euro per ogni kW di potenza fotovoltaica installata, entro un massimo di 48.000 euro. In alcuni casi è ancora possibile chiedere la cessione del credito 2024.

Come fare domanda: Anche in questo caso la richiesta della detrazione IRPEF avviene tramite la compilazione della dichiarazione dei redditi. Per usufruire del bonus fotovoltaico al 70% è necessario:

  • il bonifico parlante, 
  • l’asseverazione di un tecnico abilitato che attesti i requisiti tecnici dei lavori eseguiti e la congruità delle spese con computo metrico,
  • l’APE,
  • l’invio della comunicazione della scheda tecnica all’ENEA entro 90 giorni dalla fine dei lavori.

Gli incentivi per le Comunità Energetiche Rinnovabili e l’Autoconsumo Diffuso 

Una forma di incentivi fotovoltaici 2024 molto convenienti è stata introdotta dal nuovo Decreto CACER e premia l’energia generata da impianti solari (ma non solo) e condivisa virtualmente nei gruppi di autoconsumo diffuso e nelle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il regime prevede una tariffa premio riconosciuta sull’energia condivisa incentivabile e un corrispettivo di valorizzazione ARERA a rimborso di alcune componenti tariffarie (nel 2023 è stato di 8,48 euro/MWh).

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi i condomìni nel caso dell’autoconsumo diffuso, i privati cittadini per le CER.

Tempistiche: la misura è già in vigore e può essere richiesta fino al trentesimo giorno successivo alla data di raggiungimento dei 5 GW incentivati totali; o in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2027.

Tipologia di intervento: Possono essere incentivati unicamente impianti entro 1 MW di potenza unitaria. La tariffa premio per il fotovoltaico delle CER e dei gruppi di autoconsumo varia a seconda della zona geografica e si suddivide in una tariffa fissa, legata alla potenza dell’impianto, e una tariffa variabile in funzione del Prezzo zonale.

Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale
Tabella incentivi al fotovoltaico nelle configurazioni di autoconsumo virtuale

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”. 

Incentivi per l'Autoconsumo Fotovoltaico: CER e autoconsumo diffuso 

Incentivi per pannelli fotovoltaici nel Conto Termico 3.0 

E’ ancora presto per poter richiedere queste agevolazioni ma è opportuno parlare anche della proposta di Conto Termico 3.0, schema che modifica l’attuale regime incentivante per le rinnovabili termiche. L’attuale bozza del provvedimento propone di ampliare gli interventi ammissibili, incentivando accanto alle fonti rinnovabili termiche anche l’installazione di pannelli fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo, presso l’edificio o nelle relative pertinenze. A patto di sostituire contestualmente gli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti a pompe di calore elettriche

Beneficiari: La misura è aperta a privati, PA ed enti del terzo settore.

Tempistiche: Il Decreto Ministeriale è in fase di valutazione, dovrebbe entrare in vigore nel 2024 (salvo ritardi).

Tipologia di interventi: L’agevolazione è un contributo a fondo perduto (valore da definire). Attualmente sono in vigore incentivi che variano dal 40% al 65% della spesa sostenuta. Il Conto Termico è cumulabile con altri incentivi di natura non statale.

Come accedere: L’invio della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso può essere fatto solo dal Soggetto Referente e l’istanza deve essere trasmessa tramite il Portale informatico del GSE “SPC-Sistemi di Produzione e Consumo”.

conto termico 3.0

Fotovoltaico, gli incentivi regionali 2024

Non esistono solo gli incentivi statali. Diverse Regioni in Italia offrono oggi delle agevolazioni per i pannelli fotovoltaici, destinate a privati cittadini o comunità. E in molti casi i contributi sono cumulabili con le misure di supporto distribuite a livello nazionale. Vediamo nel dettaglio i bandi regionali 2024 che sostengono la crescita del fotovoltaico residenziale, assieme a tempistiche e modalità per presentare la richiesta.

Gli incentivi al fotovoltaico residenziale del Friuli Venezia Giulia

Il bando del Friuli Venezia Giulia ammette a finanziamento l’acquisto e installazione di impianti fotovoltaici con annessi sistemi di accumulo a batteria, realizzati a servizio di unità immobiliari a uso residenziale con categoria catastale da A1 ad A9 e A11 situati nel territorio regionale.

Beneficiari: Possono partecipare al bando del FVG le persone fisiche residenti nel territorio regionale, ma la richiesta deve essere legata ad un solo immobile.

Tempistiche: il bando regionale è stato lanciato nel 2023 ma le richieste possono essere ancora presentate fino alla fine del 2024.

Tipologia di intervento: gli incentivi sono concessi a fondo perduto nella misura del 40% del costo totale dell’intervento. Per un impianto fotovoltaico di taglia sotto i 800 W (compresi anche i sistemi fotovoltaici Plug and Play da balcone) è ammissibile un costo massimo di 1.720 euro; per un impianto di potenza pari o superiore a 800 W, è ammissibile un costo massimo di 3000 euro al kW (per un totale massimo di 18.000 euro).

Come accedere: la domanda di incentivo deve essere presentata esclusivamente “online” attraverso il sistema “ISTANZE ONLINE” della Regione. L’incentivo è cumulabile con le detrazioni fiscali nazionali e con altri incentivi, purché la somma delle agevolazioni ottenute non superi la spesa complessivamente sostenuta.

Emilia Romagna: Contributi per le Comunità energetiche rinnovabili

L’Emilia Romagna ha lanciato un Bando del valore di 6 milioni euro, per favorire lo sviluppo di CER, in coerenza con la L.R. 5/2022, attraverso la concessione di contributi economici a copertura dei costi per l’installazione degli impianti fotovoltaici di  accumulo dell’energia a servizio delle comunità energetiche stesse e delle relative spese tecniche.

Beneficiari: le Comunità Energetiche Rinnovabili ubicate sul territorio della Regione Emilia-Romagna.

Tempistiche: il bando dell’Emilia Romagna si è aperto il 12 giugno 2024 per chiudersi il 31 ottobre 2024.

Tipologia di intervento: Per ogni Impianto/Unità di produzione deve essere presentata una singola domanda di contributo ed è riconosciuto il 25% dell’importo minore tra: la spesa ammissibile effettivamente sostenuta per l’investimento e  il massimale di spesa ammissibile previsto per l’investimento. La percentuale di contributo riconosciuta per ciascun impianto potrà essere aumentata del 5% qualora la CER sia situata in aree montane ed interne del territorio regionale, oppure vi prendano parte Soggetti economicamente svantaggiati (ISEE fino a 15.000 €), o il progetto sia localizzato nelle aree interessate dall’emergenza alluvione del Maggio 2023.

Come accedere: La domanda di contributo dovrà essere trasmessa alla Regione tramite applicativo web Sfinge 2020. I contributi del bando sono cumulabili con altri aiuti di Stato.

Fotovoltaico residenziale, il bando 2024 della Toscana

Quest’anno la Toscana ha pubblicato il Bando contributi “Casa a zero emissioni” finalizzato al miglioramento della qualità dell’aria nei 14 Comuni dell’area di superamento “Piana lucchese”. L’intervento stanzia 6 milioni di euro per interventi di dismissione di generatori di calore già installati e a uso residenziale a favore di pompe di calore ad alta efficienza, a cui possono essere aggiunti pannelli fotovoltaici con sistema di accumulo a batterie. 

Beneficiari: possono richiedere gli incentivi al fotovoltaico i cittadini residenti nei comuni Altopascio, Capannori, Lucca, Porcari, Buggiano, Chiesina Uzzanese, Massa e Cozzile, Montecatini Terme, Monsummano Terme, Montecarlo, Pescia, Pieve a Nievole, Ponte Buggianese, Uzzano. Ma le richieste devono riferirsi ad un singolo immobile per famiglia.

Tempistiche: il bando è stato aperto il 15 febbraio 2024 e rimarrà in vigore fino a esaurimento fondi.

Tipologia di intervento: in caso di sostituzione di caminetto a legno o stufa a biomassa, il bando della Toscana permette usufruire di un contributi a fondo perduto fino ad un massimo di 3.000 euro per l’acquisto di un impianto fotovoltaico. Più altri 500 euro in caso di aggiunta di un sistema di accumulo. L’incentivo scende a 2.400 euro massimi in caso di sostituzione di un impianto a gasolio.

Come Accedere: solo online tramite la piattaforma di Sviluppo ToscanaLe agevolazioni sono cumulabili con gli incentivi nazionali del Conto Termico e degli ecobonus edilizi e possono essere incrementate in base all’ISEE.

Fotovoltaico Basilicata, il bonus 2024

Per il 2024 la Regione Basilicata ha messo a disposizione 15 milioni di euro con cui incentivare il fotovoltaico residenziale e altri impianti rinnovabili domestici. Alla cifra si aggiungono 24 milioni di euro per il 2025.

Soggetti beneficiari: proprietari o usufruttuari di immobili in cui gli stessi hanno la residenza.

Tempistiche: Il bonus fotovoltaico della Basilicata può essere richiesto dall’8 aprile fino al 31 dicembre 2025 o fino a esaurimento budget.

Tipologia di interventi: Il regime lucano assegna contributi a fondo perduto valido per impianti fotovoltaici con una potenza non inferiore a 3 kWp (5% di tolleranza). Il sussidio può arrivare fino a un massimo di 10.000 euro compresi i sistemi di accumulo.

Come accedere:  La procedura di prenotazione delle risorse è “a sportello”. Le istanze devono essere presentate attraverso la piattaforma “Centrale bandi” della Regione Basilicata.

Bonus fotovoltaico basilicata 2024

Incentivi al fotovoltaico 2024, il bando della Lombardia

La Regione Lombardia è storicamente uno delle amministrazioni territoriali che più ha incentivato il fotovoltaico residenziale. Dai bonus destinati ai pannelli solari sul tetto a quelli per l’accumulo fotovoltaico passando per i contributi elargiti alle comunità energetiche, la Regione si è sempre distinta. Divenendo non a caso, la prima in Italia per numero di impianti solari in esercizio e per autoconsumo solare. Nel 2024 lo slancio “locale” si è affievolito, per lasciare spazio ai nuovi sussidi statali. Reddito Energetico Nazionale e Bonus fotovoltaico 70% in primis. Ma qualcosa ancora persiste come nel caso del Bando Rifugi Alpini del valore di 5.000.000 euro, finalizzato a supportare interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico.

Soggetti beneficiari: Possono chiedere gli incentivi i gestori o i proprietari di rifugi alpinistici ed escursionistici di Comuni montani o parzialmente montani.

Tempistiche: le domande possono essere presentate a partire dalle ore 10.00 del 10 luglio 2024 ed entro le ore 16.00 del 31 ottobre 2024.

Tipologia di Intervento: Si tratta di una sovvenzione a fondo perduto di massimo 300.000 euro a per singolo rifugio. Gli incentivi supportano tra le altre cose, anche l’installazione di impianti fotovoltaici ed eventuali sistemi di accumulo. Ogni soggetto richiedente può presentare più domande nel limite dell’importo max. complessivo di 600.000 euro.

Come accedere: La domanda deve essere presentata esclusivamente mediante la piattaforma Bandi e Servizi della Regione Lombardia all’indirizzo www.bandi.regione.lombardia.it.

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.


Rinnovabili • Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili del MASE è entrato in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 2 luglio 2024. Ecco tutte le norme e la suddivisione regionale della nuova potenza verde

Il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili è entrato in vigore
le nuove norme del Decreto Aree Idonee 2024. Via depositphotos

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale

Dopo un lungo periodo di rimpalli tra MASE (Ministero dell’Ambiente) e Regioni, il Decreto Aree Idonee per le rinnovabili ha concluso il suo iter normativo. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il 2 luglio 2024, il provvedimento ministeriale è entrato ieri formalmente in vigore. Nato con l’obiettivo di fare chiarezza sulle aree da destinare o meno agli impianti eolici e fotovoltaici, il testo finale, tuttavia, non centra a pieno l’obiettivo. Il braccio di ferro innescato da poter centrale e potere locale ha ottenuto come risultato quello di demandare il peso delle decisioni più importanti alle amministrazioni regionali. Senza compiere di fatto quella semplificazione e omogeneizzazione inizialmente sperata.

Ma il decreto in questione è molto di più. Nelle sue pagine sono infatti contenute le nuove quote di Burden Sharing, ossia le ripartizioni regionali dell’obiettivo nazionale per la capacità rinnovabile 2030. Nel dettaglio le 19 Regioni e le due Province autonome di Trento e Bolzano dovranno spartirsi 80 GW di potenza verde attesa per la fine del decennio.

Decreto Aree idonee 2024, cosa contiene il testo

Il Decreto Aree Idonee Rinnovabili è composto da 9 articoli in totale, suddividendo le norme in due capitoli: la ripartizione della potenza fra regioni e province autonome; i principi e i criteri per l’individuazione delle cd. aree idonee.

La disciplina è stata voluta dal decreto legislativo n. 199 del 2021, ma nella pratica avrebbe dovuto rispondere ad un bisogno “storico”. L’obiettivo iniziale era, infatti, quello di ridurre al minimo quegli spazi di dissidio che hanno connotato in passato il rapporto tra livelli di Governo proprio in riferimento al tema delle FER.

Tuttavia il provvedimento risponde anche ad una seconda esigenza, ossia dividere tra i territori quegli 80 GW di potenza verde che il Belpaese dovrebbe installare entro la fine di questo decennio. Nel dettaglio a ogni regione è stata assegnata una capacità minima da raggiungere annualmente, a partire dal 2021. Nel conteggio annuale rientrano tutti i nuovi impianti e i progetti di potenziamento. Sia terra che in mare. Ma vediamo la ripartizione nel dettaglio.

Burden Sharing 2030, le nuove capacità rinnovabile regionale

 Ai fini del calcolo per il raggiungimento degli obiettivi territoriali, il Decreto Aree Idonee Rinnovabili tiene conto della potenza nominale degli impianti nuovi, potenziati, riattivati, ricostruiti integralmente o oggetto di rifacimentoentrati in esercizio dal 1° gennaio 2021 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento”. Compreso il 100% della capacità installata in mare.

Per questi ultimi il Decreto prevede, in caso di connessioni ricadenti in regioni diverse da quelle in cui insistono gli impianti offshore, una speciale ripartizione della potenza. Il 20% a carico del territorio  in cui si trovano le infrastrutture di connessione  alla  rete  elettrica  e  il restante 80%, “in via proporzionale rispetto alla reciproca  distanza, tra le altre regioni  la cui costa sia direttamente  prospiciente l’impianto”. 

Ai fini del raggiungimento dei target regionali il nuovo schema Aree Idonee Rinnovabili riconosce per gli impianti geotermici ad alta e media entalpia e quelli idroelettriciuna potenza nominale aggiuntiva pari alla potenza di ogni fonte rinnovabile per il relativo parametro di equiparazione”. Contestualmente il testo affida al GSE il compito di pubblicare i parametri di equiparazione sulla base della producibilità media rilevata da idro e geotermia rispetto a quella da fonte fotovoltaica.

Il contributo maggiore? Sempre quello della Sicilia con oltre 10,4 GW per la fine del decennio, seguita dalla Lombardia (8,7 GW) e dalla Puglia (7,3 GW).

Decreto Aree Idonee 2024, la capacità assegnata alle Regioni

Impianti rinnovabili: aree Idonee, non idonee, ordinarie o vietate

In base al provvedimento Regioni e Province avranno 180 giorni per individuare sul loro territorio con propria legge quattro tipologie di zone:

  • Le aree idonee, caratterizzate da un iter accelerato ed agevolato per la costruzione ed esercizio degli impianti a rinnovabili.
  • Le aree non idonee, le cui caratteristiche sono incompatibili con l’installazione di specifiche tipologie di impianti, sulla base delle linee guida governative già emanate.
  • Le aree ordinarie, ossia aree diverse dalle precedenti in cui si applicano i regimi autorizzativi ordinari.
  • Le aree vietate, zone che in base alle nuove norme introdotte con l’art.5 del DL Agricoltura sono precluse agli impianti fotovoltaici a terra.

Il potere di definire zone “appropriate e non” rimane, dunque, in mano alle autorità regionali e provinciali, ma, in caso di mancata adozione delle legge nei termini previsti e dopo un richiamo ufficiale con nuovo termine, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica adotterà “le opportune iniziative ai fini dell’esercizio dei poteri sostitutivi”.

Decreto Aree Idonee Rinnovabili: Principi e Criteri di individuazione

Il tema è stato uno dei più discussi durante l’iter di approvazione. Dopo una serie di rimaneggiamenti del testo, la formula finale del DM Aree idonee 2024 chiede alle Regioni di prendere in considerazione la massimizzazione delle aree da individuare al fine di agevolare il raggiungimento degli obiettivi del Burden sharing. Dando priorità all’impiego di superfici di strutture edificate, quali:

  • capannoni industriali
  • parcheggi, 
  • aree a destinazione industriale, artigianale, per servizi e logistica.

E verificando  nel contempo l’idoneità di aree non  sfruttabili per altri scopi, come ad esempio le  superfici agricole non utilizzabili.

Alle amministrazioni regionali è lasciata la possibilità di classificare le superfici o le aree come idonee differenziandole sulla base della fonte, della taglia e della tipologia di impianto. Tenendo conto “delle aree immediatamente idonee di cui all’articolo 20, comma 8 del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199 vigente alla data di entrata in vigore del presente decreto”.

Nelle aree non idonee entreranno automaticamente tutte quelle zone e superfici ricomprese nel perimetro dei beni sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio. 

Una delle parti più contestate? Le nuove fasce di rispetto, ossia quelle porzioni di territorio a protezione di elementi sensibili nelle quali le trasformazioni urbanistico-edilizie sono sottoposte a disciplina specifica. In base al nuovo decreto le Regioni possono stabilire una fascia di rispetto dal perimetro dei beni sottoposti a tutela di ampiezza differenziata a seconda della tipologia di impianto. Con un limite massimo di 7 chilometri. I rifacimenti sono esclusi.

Leggi qui il testo in Gazzetta Ufficiale

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Rinnovabili • Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore

Con oltre 10mila richieste inoltrate attraverso lo sportello del GSE, le famiglie del Mezzogiorno e delle Isole hanno rapidamente saturato il contingente. Ora restano solo gli incentivi di reddito energetico per le altre regioni

Incentivi Reddito Energetico, il Sud termina i fondi in 24 ore
Il contatore degli Incentivi del Reddito Energetico 2024. Credits: GSE

 In un giorno prenotato l’80% delle risorse del REN 2024

Gli incentivi del Reddito Energetico Nazionale sono stati un successo. Perlomeno nelle Regioni del Sud Italia, dove in appena 24 ore sono andati esauriti gli 80 milioni di euro messo a disposizione dal regime. Lo hanno fatto sapere il 6 luglio, con note stampa separate, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetici (MASE) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE). Al netto  dei controlli e delle possibili rinunce, il REN 2024 ha mostrato come l’interesse per il fotovoltaico residenziale sia ancora particolarmente attivo. E come la misura, nata nel 2019 come strumento regionale di contrasto alla povertà energetica, abbia seguito il giusto corso.

Il Reddito Energetico ha visto la luce la prima volta nel Comune di Porto Torres, in Sardegna, come un progetto fortemente voluto dal sindaco pentastellato Sean Wheeler. L’obiettivo? Portare avanti un percorso sociale di rilancio economico del territorio, dotando le famiglie in difficoltà di pannelli solari gratuiti.

La bontà dell’iniziativa, dimostratasi fin da subito un successo, ha convinto prima altre regioni a replicare lo strumento e il poi il Governo Conte a studiare un meccanismo applicabile a tutto il paese. Tuttavia per trasformare l’idea in realtà sono occorsi anni, a causa sia del cambio di Governo e del rimpasto delle funzioni ministeriali che del particolare periodo storico.

Oggi appare chiaro che l’intuizione di Porto Torres possa costituire uno strumento interessante per alleviare la povertà energetica (allora, ben lontani dal caro bolletta 2022, si stimava un risparmio per famiglia di 150-200 euro). Un’opinione condivisa dal ministro dell’Ambiente Pichetto secondo cui “lo strumento ha avuto un buon  impatto e si rivelerà molto utile; in chiave economica ed energetica per le famiglie che lo hanno scelto, ma anche più in generale verso i nostri obiettivi di crescita delle rinnovabili sul territorio”.

Ma veniamo ai dati di questo fine settimana. Secondo le informazioni condivise dal GSE, le domande provenienti da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna hanno saturato il contingente dedicato al Mezzogiorno. Ossia 80 milioni di euro su un totale annuale di 100 milioni.

Da questi territori sono arrivate, infatti, oltre 10.500 richieste di accesso agli incentivi Reddito Energetico 2024 in appena 24 ore, dalle 12.00 di venerdì 5 luglio 2024.

Ma il portale del GSE resterà aperto. In ballo ci sono ancora le risorse destinate alle famiglie con basso ISEE nel resto delle Regioni e Province autonome d’Italia. In questo caso il budget di 20 milioni di euro risulta “prenotato” solo per un quarto (dati aggiornati all’8 luglio 2024). Con 618 richieste pervenute.

Per controllare l’andamento degli incentivi REN 24 viene in aiuto il Contatore del GSE che mostra le risorse residue, suddivise per zona geografica e in funzione delle richieste depositate.

In attesa di capire quando il bando sarà definitivamente chiuso e se il Gestore riaprirà lo sportello nel corso dell’anno per riassegnare le risorse liberate da rinunce ed esclusioni, c’è chi propone di anticipare gli incentivi del Reddito energetico 2025.

“Visto il grande successo, chiediamo al Governo di anticipare il bando di febbraio, che prevede altri 100 milioni di euro, in modo da permettere a tutti coloro che sono rimasti esclusi di poter fare richiesta”, scrive Antonio Trevisi, Senatore del Movimento 5 Stelle. “È fondamentale agire rapidamente per soddisfare le esigenze dei cittadini e sfruttare al meglio le risorse disponibili e per questo motivo lancio un appello per l’apertura del nuovo bando nazionale già a settembre, evitando di aspettare fino al 2025, e sollecito la Regione Puglia a riaprire il bando del reddito energetico per i fondi residui. E non dimentichiamo che il reddito energetico non è solo un aiuto economico per le famiglie italiane, ma rappresenta anche un passo significativo sul piano ambientale, verso un futuro più sostenibile”.

Leggi anche Incentivi fotovoltaico, i bonus 2024 per privati e famiglie

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