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Cop 28, ovvero l’ennesimo capitolo della politica “divide et impera”

Finché non ci sarà una reale volontà di far pagare gli inquinatori non si otterranno risultati strutturali, scrive Gianni Girotto, Coordinatore del Comitato Transizione Ecologica – Movimento 5 Stelle

Cop 28
Credits: UNclimatechange (CC BY-NC-SA 2.0 DEED)

di Gianni Girotto

Mi rendo conto che è un giudizio severo, dal momento che le grandi decisioni internazionali hanno bisogno di momenti di dibattito, ma sinceramente mi sembra se non uno strumento di “divide et impera”, quantomeno un “mezzo di distrazione di massa”. E distrarci da che cosa? Da quello che è il vero punto nodale della politica vuoi locale vuoi nazionale vuoi globale, che è una corretta fiscalità ambientale, oppure per dirla in maniera molto semplice “chi inquina, paghi!”.

Giova pertanto ricordare ancora una volta come il Fondo monetario Internazionale abbia calcolato in circa 19 miliardi di dollari al giorno gli incentivi pubblici alla filiera delle fonti fossili, incentivi che sì concretizzano per la stragrande maggioranza proprio nel mancato pagamento delle esternalità prodotte, cioè banalmente degli inquinamenti e delle missioni climalteranti prodotte da tale filiera. 

Si è parlato di questa spaventosa cifra alla Cop 28? Per quello che mi risulta, non direi… certamente non abbastanza.

Quello che si deve fare pertanto è far pagare tali esternalità a chiunque le produca. E con questi extratgettiti, aiutare le fasce più deboli della popolazione a compiere la transizione ecologica, sostituendo le vecchie apparecchiature fossili e inefficienti con quelle più moderne, e naturalmente riqualificando sia energeticamente sia sismicamente tutti gli edifici. Ricordiamo infatti che anche per quanto riguarda la problematica dei terremoti, è facilmente dimostrabile che si spende meno ad agire preventivamente, piuttosto che a intervenire poi a danno avvenuto.

Ma dicevo la Cop 28 agisce come mezzo di distrazione di massa, riempiendosi di concetti altisonanti come il “Global stocktake”, o parlando per l’ennesima volta di Fondi di compensazione, o ridefinendo per l’ennesima volta target, senza però fare la cosa essenziale per raggiungerli, cioè mettere in funzione concretamente gli strumenti necessari a raggiungerli.

Strumenti che passano necessariamente per il denaro, strumenti che necessariamente costano.

Ed ecco che si arriva al secondo grande nodo gordiano, la finanza; anche in questo caso al di là di alcune dichiarazioni di principio che ancora una volta si sono fatte sul tema, nulla di concreto si è fatto su questo che è appunto il secondo grande enorme immenso problema mondiale, quello di una finanza “virtuale” totalmente fuori controllo

La lezione del 2008 con la crisi globale scatenata dal fallimento della Lehman Brothers non solo evidentemente non ci ha insegnato nulla, ma negli anni successivi ha visto solo un ulteriore peggioramento della situazione di oligopolio, che è andato nel senso di una concentrazione ancora maggiore. 

Egualmente non si è posto nessun freno alle operazioni meramente speculative (il cosiddetto HFT-high frequency trading), che anzi sono state determinanti nel 2022 per portare il costo dell’energia in Europa a prezzi indicibili. Pertanto finché non ci sarà una reale volontà di far pagare gli inquinatori, e di porre un freno ad una finanza che da molti anni ormai sta causando danni immensi, si potrà parlare di qualsiasi altra cosa, ma non si otterranno risultati strutturali.