Rinnovabili • Contenziosi climatici: Shell vince, cade l’obbligo di taglio gas serra

Shell vince in tribunale: cade la base per contenziosi climatici in tutto il mondo

La Corte d’Appello de L’Aia ha dato ragione alla major del petrolio e ha annullato la sentenza di 1° grado del 2021. Shell non ha alcun obbligo legale di ridurre le sue emissioni del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. La sentenza fa traballare decine di altri contenziosi climatici

Contenziosi climatici: Shell vince, cade l’obbligo di taglio gas serra
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Shell è responsabile per la riduzione delle emissioni legate alle sue attività. Ma non ha alcun obbligo legale di tagliarle del 45% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2019. Lo ha stabilito oggi, 12 novembre, la Corte d’Appello de L’Aia con una sentenza di 2° grado molto attesa. I giudici hanno ribaltato la decisione presa dal tribunale olandese in 1° grado nel 2021 che aveva creato un importante precedente per i contenziosi climatici, dando nuova linfa agli attivisti.

Come siamo arrivati a questa sentenza?

Nel 2019, l’associazione ambientalista Milieudefensie/Friends of the Earth Netherlands e altre 5 ong avevano citato in giudizio Shell presso la Corte distrettuale de L’Aia. L’accusa? Il contributo della major petrolifera al cambiamento climatico violano il suo dovere di diligenza ai sensi della legge olandese e degli obblighi in materia di diritti umani.

Più in dettaglio, il caso si basa su:

  • il dovere di diligenza previsto dall’articolo 6:162 del Codice civile olandese,
  • gli articoli 2 e 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU),
  • in particolare la garanzia del diritto alla vita (articolo 2) e del diritto alla vita privata, alla vita familiare, alla casa e alla corrispondenza (articolo 8) previste dalla CEDU.

Una pietra miliare nella storia dei contenziosi climatici. In caso di condanna di Shell, si sarebbe creato un precedente importante. Sarebbe, infatti, passato il principio secondo cui il rispetto dei diritti umani è un argomento che può essere usato in tribunale per costringere le multinazionali a migliorare le loro politiche sul clima e a tagliare di più e più in fretta le loro emissioni.

La condanna è effettivamente arrivata nel 2021. I giudici hanno anche stabilito precisamente di quanto Shell avrebbe dovuto ridurre le sue emissioni: del 45% entro fine decennio, rispetto ai livelli del 2019, e poi portarle a zero entro il 2050, in linea con l’Accordo di Parigi.

Inoltre, ha stabilito che Shell dovesse conteggiare la riduzione sul volume di emissioni totali, considerando quindi sia quelle di Scope 1 e 2, sia le emissioni Scope 3 che derivano dall’uso dei suoi prodotti e che rappresentano la stragrande maggioranza delle emissioni legate alla major petrolifera.

L’Olanda sgonfia la madre di tutti i contenziosi climatici

Con la sentenza del 12 novembre, invece, la giustizia olandese fa marcia indietro su tutta la linea o quasi. Mentre, da un lato, riconosce che Shell ha una forma di responsabilità nella crisi climatica, dall’altro lato annulla ogni conseguenza e ogni imposizione legalmente vincolante sull’azienda.

L’unico aspetto che viene confermato dall’appello è l’obbligo per Shell di rispettare i diritti umani, inclusi gli aspetti legati alla crisi climatica. Ma, anche qui, non ne derivano obblighi giuridicamente vincolanti.

La corte ha dato ragione a Shell sull’aspetto più dirimente: gli obblighi per le aziende di ridurre le emissioni sono materia per la politica, non per la giustizia. Mentre il sistema giudiziario può riconoscere una forma di responsabilità, non può imporre alcun obbligo di azione in merito.

“Questa sentenza è un duro colpo per le comunità di tutto il mondo che stanno sopportando il peso dell’inazione climatica e del greenwashing da parte delle aziende. Tuttavia, la sentenza dà anche speranza: conferma che le aziende devono rispettare i diritti umani e che hanno la responsabilità di ridurre le emissioni”, commenta Kirtana Chandrasekaran di Friends of the Earth International.

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About Author / Lorenzo Marinone

Scrive per Rinnovabili dal 2016 ed è responsabile della sezione Clima & Ambiente. Si occupa in particolare di politiche per la transizione ecologica a livello nazionale, europeo e internazionale e di scienza del clima. Segue anche i temi legati allo sviluppo della mobilità sostenibile. In precedenza si è occupato di questi temi anche per altri siti online e riviste italiane.