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In Australia due contenziosi climatici contro gas naturale e CCS

Nel mirino di un gruppo di azionisti-attivisti finisce la Santos, compagnia indipendente attiva nell’oil&gas. Sotto accusa il rapporto annuale 2020 dell’azienda dove definisce il gas “combustibile pulito”

Contenziosi climatici: il ruolo di gas e CCS nella transizione energetica
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I contenziosi climatici creano precedenti legali utilizzabili da attivisti in altri paesi

(Rinnovabili.it) – Il gas prodotto dalla Santos, una compagnia dell’oil&gas australiano, è un “combustibile pulito” da cui si ottiene “energia pulita”. Oppure no. La questione è arrivata in tribunale e la sentenza potrebbe scrivere un nuovo, importante capitolo dei contenziosi climatici.

Di fronte alla giustizia australiana si dovrà decidere del ruolo del gas naturale nella transizione energetica. Più esattamente, dell’etichetta che si può attribuire a questo combustibile fossile. La Santos, nel suo rapporto annuale del 2020, ha messo nero su bianco che il gas è pulito. E su questa affermazione costruisce la sua immagine di compagnia energetica sensibile alla questione climatica. Ma un gruppo di azionisti, l’Australasian Centre for Corporate Responsibility (ACCR), ha denunciato la mossa come puro greenwashing. E si è rivolta al giudice.

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L’ACCR sostiene che si tratti di una dichiarazione falsa, quella della Santos. L’estrazione di gas naturale comporta il rilascio di “quantità significative di anidride carbonica e metano nell’atmosfera”, argomenta il gruppo. Ma non è tutto. Il contenzioso climatico ha anche un secondo filone, che riguarda la strategia climatica stessa della compagnia energetica.

La Santos ha pianificato di raggiungere la neutralità climatica entro il 2040. Come? Continuando a estrarre petrolio e gas, ma con l’uso della tecnologia CCS per la cattura e lo stoccaggio della CO2. Un piano che l’azienda definisce “chiaro e credibile”. Ma che trova l’opposizione dell’ACCR. Per il gruppo, il CCS è un palliativo che non aiuta a risolvere la crisi climatica.

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“Immagino che il punto chiave per noi sia che è diventato molto difficile per qualsiasi investitore distinguere tra aziende che fanno affermazioni autentiche e aziende che non sono autentiche”, spiega Dan Goucher, direttore del settore Ambiente e Clima di ACCR. “Con questo contenzioso climatico cerchiamo di sfatare le affermazioni più false”.

Negli ultimi anni si sono moltiplicati i contenziosi climatici, sia contro aziende – la sentenza contro la Shell a maggio ha fatto da apripista – sia contro Stati. Nel primo caso, è passato il principio per cui una multinazionale non può schermarsi dalle responsabilità legali dietro la sua sussidiaria locale. Nelle cause che coinvolgono i governi sotto la lente finisce invece l’inazione climatica. Francia, Belgio Germania, Spagna e Italia sono tra i paesi che hanno avuto o hanno ancora in corso dei processi di questo tipo.