I risultati di un nuovo studio spiegano come le foreste si stiano modificando a causa del riscaldamento globale. Un'indagine fondamentale per avanzare ipotesi sul ciclo del carbonio
Le comunità arboree degli Stati Uniti sono sempre più resistenti allo stress idrico, ma è un adattamento utile a breve termine
(Rinnovabili.it) – Le foreste in tutto il mondo si stanno modificando a causa dei cambiamenti climatici. Ma quali sono i primi effetti di questo mutamento? Per rispondere i ricercatori dell’UC di Santa Barbara e dell’Università dello Utah hanno analizzato il database del Servizio Forestale degli Stati Uniti, mappando gli spostamenti e i cambiamenti nelle comunità arboree in diverse regioni e per diversi tipi di foreste in tutti gli Stati Uniti dal 2000 ad oggi. Il database esaminato comprende 160.000 aree forestali con oltre 200 diversi tipi di ecosistemi che vanno dalle pinete secche alle paludi, dalle foreste di latifoglie a quelle pluviali temperate.
Lo studio è “fondamentale per avanzare previsioni sul ciclo del carbonio terrestre in quanto le caratteristiche idriche di un’area influenzano le risposte dell’ecosistema”. I risultati, pubblicati negli Atti della National Academy of Sciences, mostrano che le comunità arboree, in particolare nelle regioni più aride, stanno diventando più resistenti alla siccità, mentre gli alberi meno atti a sopportare la mancanza d’acqua muoiono. Questo cambiamento compositivo delle comunità arboree può, come scrivono i ricercatori, “fare da cuscinetto a breve termine contro gli effetti dei cambiamenti climatici sulla produttività delle foreste e sui flussi d’acqua”.
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Gli scienziati, per comprendere quali possano essere i fattori trainanti di tali cambiamenti nelle foreste, ne hanno preso in considerazione due principali tratti fisiologici: la tolleranza media di una specie allo stress idrico e il suo massimo livello di sopportazione allo stesso. La ricerca ha rilevato come siano due i modi che permettono alle comunità vegetali di diventare più resistenti alla siccità: attraverso la morte delle piante meno resistenti e grazie alla crescita veloce di quelle più forti.
Anna Trugman, assistente presso il Dipartimento di Geografia della UC Santa Barbara, ha infatti scoperto che è principalmente la morte degli alberi meno robusti a spingere l’intero ecosistema forestale verso una maggiore tolleranza alla siccità. Entrambi questi adattamenti si traducono nella creazione di una comunità più complessa, nonostante questo non significhi necessariamente che “se hai più specie hai una gamma più ampia di strategie” per far fronte al cambiamento climatico. Gli Stati Uniti orientali, ad esempio, non subiscono lo stesso stress idrico della controparte occidentale, ma hanno una diversità di specie elevata e usano strategie simili per far fronte alla scarsità o all’eccesso d’acqua. Nel sud-ovest invece, nonostante vi sia una diversità di specie arboree relativamente bassa nel complesso, le strategie messe in campo per affrontare la siccità sono diversificate.
Questo studio è, per Trugman e colleghi, solo un punto di partenza. Infatti, nonostante i risultati indichino come le foreste si stiano spostando verso comunità in grado di far fronte a uno stress idrico maggiore, ciò le proteggerebbe da alcuni degli effetti dei cambiamenti climatici solo a breve termine. “In definitiva – ha concluso Trugman – vogliamo inserire la “trait velocity” e la “climate velocity” in un contesto paragonabile per capire come le discrepanze tra i due influenzeranno le nostre foreste”.
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