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La crisi climatica può fare lo sgambetto al commercio internazionale

Uno studio del CMCC analizza 3 possibili scenari futuri in cui eventi estremi riducono l’operatività dei principali “colli di bottiglia” del commercio marittimo globale. Tra Panama, Suez e gli stretti turchi, al 2030 l’impatto sull’economia può arrivare a 34 miliardi di dollari

Commercio internazionale: l’impatto della crisi climatica sui choke points
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Solo da Panama, possibili danni all’UE per 2 mld $

Con la guerra in Ucraina e a Gaza, l’importanza dei choke points del commercio internazionale è tornata di strettissima attualità. I “colli di bottiglia” degli stretti turchi e delle due estremità del mar Rosso – canale di Suez e stretto di Hormuz – sono stati e sono tuttora al centro di accordi fragili e conflitti aperti. Con la conseguente ricaduta sul traffico marittimo. Ma non sono soltanto i fattori geopolitici a poter influenzare, anche pesantemente, il commercio globale attraverso questi passaggi obbligati. La crisi climatica potrebbe costarci 34 miliardi di dollari entro il 2030 proprio per il suo impatto diretto e indiretto sui choke points.

“Analizzare come il cambiamento climatico influenzerà queste aree chiave per il commercio globale, e quindi sia le economie nazionali che quelle globali, è cruciale per valutare le misure di adattamento, in particolare nel contesto della distribuzione diseguale degli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura”, spiega il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), che ha coordinato uno studio pubblicato di recente su Journal of Shipping and Trade.

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Al centro dell’analisi ci sono lo stretto di Panama, il canale di Suez e i due stretti fra mar Nero e Mediterraneo, Dardanelli e Bosforo. Lo studio usa una serie di modelli per testare scenari in cui eventi legati al clima impattano sulla logistica e l’operatività dei choke points. Come una siccità prolungata in America centrale innescata da El Niño che costringe a ridurre la stazza delle navi che possono transitare nel canale di Panama. Scenario, questo, tutt’altro che fantasioso: sta accadendo quest’anno, con un’operatività ridotta di 1/3. O ancora, l’effetto di tempeste più intense e frequenti sulla navigazione nel canale di Suez (in parte responsabili dell’incidente della Ever Given nel 2021). O incidenti più frequenti tra il naviglio in transito negli stretti turchi, con conseguenti limitazioni al traffico, anche se temporanee.

“Il cambiamento climatico influisce sulle operazioni dei choke points con effetti sulla produzione e sui prezzi delle materie prime agricole che a loro volta portano a un calo del PIL globale”, sottolinea lo studio. Gli stop al canale di Panama sono gli eventi con il maggior impatto relativo, che nel complesso viene stimato in 34 mld $.

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Impatto che sarebbe globale. Gli eventi meteorologici in località remote come il canale di Panama, ad esempio, potrebbero avere effetti a cascata sull’Unione Europea, con potenziali perdite di 2 miliardi di USD di PIL”. “Ancor più preoccupante”, secondo lo studio del CMCC, è l’impatto sui paesi a medio e basso reddito: “il Nord Africa, il Medio Oriente e l’Africa Sub-Sahariana sono ancora più vulnerabili a questi effetti, evidenziando ancora una volta l’asimmetria e la distribuzione diseguale degli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura”.

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