Rinnovabili • crisi climatica giovani Rinnovabili • crisi climatica giovani

Come vivono la crisi climatica i più giovani?

Save the Children ha diffuso un questionario sulla percezione della crisi climatica da parte dei più giovani, coinvolgendo 42.000 bambini e ragazzi in 15 Paesi, tra cui l’Italia

crisi climatica giovani
via depositphotos.com

(Rinnovabili.it) – Quanto percepiscono della crisi climatica i più giovani? La risposta varia a seconda dei Paesi, così come il grado di ottimismo per le prospettive future. Quel che è certo è che bambini e ragazzi osservano con preoccupazione quanto sta accadendo e ne chiedono conto agli adulti.

Tra gli intervistati dell’indagine di Save the Children c’è Krishna, 17 anni vissuti in uno slum di Patna, nel Bihar, in India. Ha sempre avuto le idee chiare: a 13 anni era leader di un gruppo di giovani per i diritti dei bambini. Ha visto gli effetti della crisi climatica con i propri occhi quando nel 2019 un’inondazione devastò il suo quartiere distruggendo case e invadendo le strade, togliendo l’accesso a tutti i beni di prima necessità per due giorni. “Quando sono arrivate le inondazioni ci siamo tutti inzuppati. L’acqua è entrata nelle case all’improvviso nel cuore della notte, mentre tutti dormivano. Per una settimana le nostre case sono state piene d’acqua e anche la scuola è stata chiusa. Abbiamo preparato da mangiare su uno sgabello che superava il livello dell’acqua e dormivamo seduti. Viviamo in una baraccopoli e non abbiamo un tetto in muratura ma di latta. Quando il sole lo scalda, l’aria calda circola all’interno e anche se il ventilatore è acceso non si respira. In inverno, invece, sentiamo molto freddo”, ha raccontato.

Come Krishna, 4 su 5 ragazzi nei 15 Paesi dell’indagine vivono ogni giorno gli effetti della crisi climatica e delle diseguaglianze economiche. 

Come vivono la crisi climatica i più giovani?

L’indagine è partita in primavera: tra maggio e agosto sono stati diffusi più di 42.000 questionari ai più giovani di 15 Paesi, compreso il nostro, chiedendo loro riflessioni ed esperienze relative alla crisi climatica, ai cambiamenti meteorologici e alle catastrofi naturali. 

Il questionario era parte di una consultazione più ampia che ha riguardato 54.000 bambini e ragazzi e 41 Paesi: gli esiti sono stati raccolti in un rapporto che approfondisce l’intersezione tra povertà e rischi connessi ai cambiamenti climatici, soprattutto per i bambini, che vedrà la luce il 26 ottobre 2022.

Nel rispondere al questionario, l’83% dei giovani intervistati ha dichiarato che ogni giorno vive gli effetti dei cambiamenti climatici o delle disuguaglianze, o di entrambi. Il 73% chiede che gli adulti dovrebbero fare di più per affrontarli. Bambini e ragazzi proveniente da Africa e Medio Oriente hanno stabilito una connessione tra crisi climatica e aumento della fame, soprattutto per il peggioramento delle rese agricole e all’aumento del prezzo dei generi alimentari: i giovani dei paesi più colpiti dalla crisi alimentare hanno visto il loro mondo crollare e “cose che alla loro età nessun bambino dovrebbe mai vedere: morti, suicidi, lavoro minorile e matrimoni precoci”. 

Cosa provano bambini e ragazzi di fronte alla crisi climatica?

I sentimenti più diffusi sono la rabbia per la mancanza di risposte concrete e la paura per il proprio futuro. I racconti dei più giovani mostrano l’entità dell’impatto della crisi climatica sul loro benessere mentale. 

Non sono solo gli effetti psicologici a preoccupare: le persone intervistate hanno dichiarato di individuare un nesso tra l’aumento di una serie di malattie e l’esposizione a ondate di calore o la mancanza di accesso all’acqua.  Preoccupano anche l’inquinamento, la qualità dell’aria e la gestione dei rifiuti in tutto il mondo. 

Alcuni degli intervistati ritengono ci sia un legame tra povertà, disuguaglianze e crisi climatica, definiti da un quattordicenne dal Regno Unito “aggrovigliati insieme come una ciotola di spaghetti”. Un bambino indiano ha definito la povertà “sorella del cambiamenti climatico”. 

L’intersezione tra povertà e crisi climatica è chiara ai giovani di tutto il mondo, convinti che siano esposti a maggiori rischi bambini e ragazzi provenienti da famiglie a basso reddito, bambine, disabili, sfollati e in generale fasce di popolazione più vulnerabili. Anche gli intervistati e le intervistate italiane lo pensano: per il 63% questa disuguaglianza è “un grande problema”, per il 25% “un problema”.  

Qual è la percezione della crisi climatica dei giovani italiani?

In Italia sono stati intervistati in 317 tra bambini, bambine, ragazzi e ragazze, tra i 10 e i 25 anni. Il 78% di loro pensa che il calore estremo sia uno dei principali disastri legati ai cambiamenti climatici che li riguarda, il 68% lo pensa della siccità, il 44% degli incendi. 

Due giovani su tre hanno dichiarato che nelle loro famiglie c’è stato un peggioramento delle condizioni di accesso a beni essenziali come vestiti o carburante; il 53% di loro ha denunciato di avere più difficoltà a ottenere acqua pulita. Per il 91% c’è stato un peggioramento meteorologico in Italia e per l’84% ad essere aumentato è il degrado ambientale. Secondo i giovani e le giovani del nostro Paese, le fasce di popolazioni più colpite sono quelle che vivono in povertà. 

Per quanto riguarda la salute mentale, l’84% delle risposte al questionario osservava un peggioramento nel benessere mentale e la comparsa di sintomi di ansia, depressione e stress, connessi ai cambiamenti climatici. Il 61% guarda anche agli effetti della crisi climatica sui giovani di altri Paesi e il 77% ritiene che i Paesi più ricchi abbiano maggiori responsabilità sulla situazione complessiva. 

Il 90% di bambini e bambine sentiti in Italia pensa che gli Stati debbano lavorare insieme per risolvere una situazione che, per 3 su 4 degli intervistati è responsabilità dei paesi più ricchi. 

Nel 34% dei casi chi si è sottoposto al questionario vive già percorsi di attivismo su questi temi, il 47% vorrebbe farlo, ma molti e molte condividono la necessità di un intervento politico (58%) e segue con interesse il parere di esperti (46%). Il 37% chiede di essere aiutato a capire cosa accade, nel 34% dei casi con momenti di formazione, nel 32% con adeguati finanziamenti e il 33% con spazi sicuri di incontro con i propri coetanei (26%). 

Generation Hope: le richieste di Save the Children

Gli esiti dell’indagine saranno resi pubblici il 26 ottobre nel dossier “Generation Hope: 2,4 miliardi di ragioni per porre fine alla crisi globale del clima e delle disuguaglianze”.

L’Organizzazione si rivolge ai leader mondiali chiedendo loro di ascoltare la richiesta dei più giovani di maggiori impegni per contrastare la crisi climatica, rispettare gli impegni internazionali e intervenire sugli impatti sproporzionati sui bambini. “I paesi più colpiti dalla crisi climatica globale e dalle conseguenti disuguaglianze – spiega Save the Children in una nota –  stanno affrontando costi crescenti per il rimborso del debito a causa delle turbolenze economiche globali che impediscono loro di investire nella protezione e nei servizi vitali per l’infanzia, compresa la protezione dai disastri climatici e dalla crisi alimentare globale”.

 L’invito è rivolto innanzitutto ai ministri delle Finanze delle economie più forti del G20 che la prossima settimana si incontreranno: la richiesta è che concordino misure globali di riduzione del debito e aumentino i finanziamenti umanitari, di sviluppo e per gli interventi climatici. 

“Tutti gli adulti – ha dichiarato Inger Ashing, CEO di Save the Children International – hanno il dovere di mantenere la speranza nei confronti dei bambini. I leader dei Paesi più ricchi del mondo hanno il potere particolare di trasformare questa speranza in azione, riducendo le emissioni di carbonio a casa propria e sbloccando i finanziamenti che sono urgentemente necessari per sostenere i Paesi che stanno soffrendo maggiormente la crisi climatica e le disuguaglianze ma che ne sono responsabili in minor misura. Le disuguaglianze e l’emergenza climatica sono alla base della crisi alimentare globale che sta lasciando tre miliardi di persone senza accesso a cibo nutriente e a causa della quale 811 milioni di persone vanno a letto affamate ogni notte. Dobbiamo agire con urgenza, se non vogliamo che emergenze di questa portata si moltiplichino nei prossimi anni”.