Il colpo di frusta meteorologico è un passaggio rapido da condizioni di estrema abbondanza a estrema scarsità di pioggia
(Rinnovabili.it) – C’è un termine, poco “scientifico” ma usato spesso dagli scienziati del clima, per descrivere cos’ha portato all’alluvione in Emilia-Romagna. È “colpo di frusta”: un colpo di frusta meteorologico, un andamento delle precipitazioni simile a quello della frusta quando viene scossa. Di cosa si tratta? Il termine indica un passaggio molto repentino da condizioni di estrema abbondanza alla situazione opposta, di estrema scarsità. Siccità e alluvioni, due facce della stessa medaglia in un clima che è già cambiato.
Colpo di frusta meteorologico: come cambierà in futuro?
È quello che abbiamo visto accadere in Emilia-Romagna: dopo più di un anno di siccità molto pronunciata, la peggiore da almeno 70 anni, si sono verificati a distanza di appena due settimane due eventi con precipitazioni fuori norma. In tutto, in 15 giorni, è scesa l’acqua di 7-8 mesi, più di 400 mm sui circa 900 annui attesi in quell’area.
Anche questo colpo di frusta meteorologico, però, è soggetto ai cambiamenti innescati dalla crisi climatica. E nei prossimi decenni diventerà molto più frequente di quanto non sia adesso. Lo sostiene uno studio intitolato “Increasing global precipitation whiplash due to anthropogenic greenhouse gas emissions” e pubblicato il 18 maggio su Nature Communications.
Le fluttuazioni o l’alternanza tra eventi estremi, sostengono gli autori, sono in parte originati dalla variabilità naturale del clima ma oggi, in buona misura, sono da ricondurre a cause antropiche. Lo studio distingue le due cause e fornisce una stima di come cambieranno nei prossimi decenni i passaggi da periodi (estremamente) secchi e periodi (estremamente) umidi. Entro la fine del 21° secolo, la frequenza di un colpo di frusta meteorologico sarà 2,56 volte maggiore rispetto a quanto si è verificato tra il 1979 e il 2019.
Tutto questo in un clima che non prevede delle oscillazioni altrettanto consistenti nella quantità totale di pioggia che cadrà, per ciascuna regione del globo. In altre parole: pioverà sempre più o meno la stessa quantità di acqua, ma sarà molto più concentrata in alcuni periodi. Questo significa che in Italia, ad esempio, dove tra il 1991 e il 2020 sono caduti in media 250 miliardi di metri cubi d’acqua ogni anno, potrebbero aumentare gli episodi di alluvioni e di siccità su scala locale/regionale. Alcuni territori inondati, altri molto più a secco della norma. D’altronde è quello che sta succedendo già adesso: la Romagna è sott’acqua, mentre la pianura padana a nord del Po a quell’altezza, appena 100-150 km più su, continua ad avere un deficit idrico importante. Secondo lo studio, più di metà (il 55%) della variazione della frequenza dipenderà dal cambiamento climatico antropico.