(Rinnovabili.it) – “End Climate Change, Start Climate of Change”, in breve #ClimateOfChange. Questo il progetto, guidato da WeWorld e cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma DEAR, per rendere i giovani europei sostenitori di una nuova giustizia climatica globale. La campagna di sensibilizzazione dell’iniziativa parte ufficialmente oggi con l’obiettivo raggiungere di milioni di ragazzi e ragazze dai 15 ai 35 anni che vivono in 23 Stati membri dell’UE. Assieme a 26 realtà locali – tra cui le italiane Università degli studi di Bologna e Comune di Bologna – nei prossimi 2 anni #ClimateOfChange metterà in campo una serie di iniziative per sviluppare consapevolezza sull’impatto che il cambiamento climatico ha sulle migrazioni.
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Temi su cui i più giovani non sono a digiuno, come dimostra dell’indagine realizzata da Ipsos per conto del progetto. Il sondaggio, che apre la campagna in occasione della Giornata della Terra, confronta le opinioni e la conoscenza del nesso tra migrazione, cambiamento climatico e l’attuale modello economico dei giovani cittadini . Quasi la metà (46%) dei ragazzi europei considera il climate change come uno dei problemi più gravi del mondo, il che lo pone al primo posto tra i problemi elencati, anche nel bel mezzo della pandemia COVID-19. Meno di un giovane europeo su dieci (8%) nega invece il cambiamento climatico.
Il profilo di chi esprime maggiore preoccupazione risulta essere under 24, studente, donna, altamente istruita e in zone urbane soprattutto dell’Europa meridionale.
“Anche l’emergenza da Covid-19 in corso ci dimostra, ora più che mai, come la crisi ambientale e i fenomeni globali siano interconnessi: la relazione con i fenomeni migratori è complessa, ma è evidente come il cambiamento climatico aumenti le diseguaglianze e la fragilità delle persone più vulnerabili”, spiega Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld. “È necessario agire con urgenza per affrontare le questioni strutturali con un approccio basato sul rispetto dei diritti umani e garantire la partecipazione ai processi decisionali delle donne, spesso le più colpite dalle crisi ma allo stesso tempo capaci di diventare protagoniste del cambiamento nelle proprie comunità”.
Una proporzione sostanziale di giovani europei (43%) crede che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare la maggior parte degli sforzi economici e politici per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Degno di nota è che in Europa occidentale, rispetto ad altre regioni, i giovani sono relativamente meno propensi a dire che i paesi economicamente avanzati dovrebbero fare più sforzi per affrontare gli effetti del cambiamento climatico ma sostengono che tutti i governi debbano sostenere queste responsabilità.
“Cambiare l’Europa è possibile solo se diventa una priorità di tutte e tutti – continua Natalia Lupi di WeWorld, responsabile del progetto – Non solo vogliamo coinvolgere i giovani in un processo di consapevolezza ma vogliamo renderli protagonisti del cambiamento. È per questo che la campagna prevede, tra le altre attività, anche la possibilità di firmare una petizione che verrà consegnata durante la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, la COP27, alla Presidente della Commissione Europea von der Leyen per richiedere interventi immediati nelle politiche globali. Tra i 4 punti della petizione anche la richiesta di un coinvolgimento formale dei giovani nella politica: solo in questo modo potrà partire un vero e proprio clima di cambiamento”.
Dall’indagine riscaldamento globale e degrado ambientale emergono come priorità assolute. La grande maggioranza dei ragazzi europei pensa infatti che la mancata azione governativa nei confronti di emissioni climalteranti e inquinamento, rappresenti: “un male per l’economia” (70% d’accordo); “un segno che il governo ha le priorità sbagliate” (75% d’accordo); “la prova che il governo non ascolta la gente comune” (74% d’accordo) e sia “pericoloso e irresponsabile” (72% d’accordo).
Anche i giovani Italiani (più della metà degli intervistati) sono molto o estremamente preoccupati per il cambiamento climatico, dato che è superiore alla media europea (54% contro 46%). Ma non è una preoccupazione fine a sé stessa poiché i giovani italiani sono motivati a far partire il cambiamento: 8 su 10 potrebbero votare o hanno votato per i politici che danno la priorità alla lotta al cambiamento climatico e alla migrazione climatica.
“Bisogna imparare a considerare l’impatto delle nostre scelte sul futuro del pianeta – conclude Dina Taddia – I giovani ci hanno già dimostrato di cosa sono capaci e rappresentano l’ultima generazione che può attivarsi per chiedere un cambio immediato nelle politiche: i dati ci dimostrano che sono consapevoli del fenomeno e pronti a guidare un vero e proprio clima di cambiamento”.