Uno studio apparso su Science Advances analizza 100mila immagini satellitari e ricostruisce il bilancio netto delle piattaforme glaciali del continente. Quasi tutte quelle a ovest sono in perdita, mentre a est la maggior parte hanno un bilancio positivo. Metà delle piattaforme che si stanno riducendo non mostrano alcun segno di recupero, neppure temporaneo
L’analisi condotta su tutte i 162 scudi glaciali dell’Antartide
(Rinnovabili.it) – L’Antartide è ancora un rebus per gli scienziati del clima. Le variazioni dell’estensione della calotta marina non seguono l’andamento della crisi climatica – il trend è una perdita appena dello 0,1% ogni decennio – e se le anomalie termiche estreme sono sempre più frequenti il comportamento della parte orientale è molto differente da quella occidentale. Ma il climate change in Antartide si fa sentire: tra il 1997 e il 2021 il continente ghiacciato ha registrato una perdita netta di 7.500 miliardi di tonnellate di ghiaccio.
Lo ha calcolato uno studio pubblicato su Science Advances in cui gli autori analizzano le variazioni del volume di ghiaccio in tutti i 162 scudi glaciali del continente attraverso oltre 100.000 immagini satellitari. Stabilendo che il 40% (71) ha una netta tendenza alla riduzione e metà di questi non danno alcun segno di ripresa. Quasi tutti quelli localizzati nella parte occidentale hanno un bilancio in perdita mentre sul lato orientale la maggior parte è in attivo.
Gli effetti del climate change in Antartide
Le perdite più significative sono state registrate sulla piattaforma di ghiaccio Getz, che ha perso 1.900 miliardi di tonnellate di ghiaccio in un quarto di secolo. Solo il 5% di questo è dovuto al distacco di iceberg, il resto dipende dallo scioglimento alla base della piattaforma di ghiaccio innescato da acque più calde.
Nel corso di 25 anni, gli scienziati hanno calcolato che quasi 67mila tonnellate di ghiaccio sono fuse nell’oceano, controbilanciate da 59mila di tonnellate di ghiaccio che si è consolidato. “La metà occidentale è esposta all’acqua calda, che può erodere rapidamente le piattaforme di ghiaccio dal basso, mentre gran parte dell’Antartide orientale è attualmente protetta dalle vicine acque calde da una fascia di acqua fredda sulla costa”, spiega il primo autore dello studio Benjamin Davison.
Il ruolo del climate change in Antartide sarebbe visibile proprio nell’andamento delle masse glaciali a ovest. Se la perdita fosse dovuta esclusivamente a variazioni naturali, sottolineano gli autori, si dovrebbe vedere un calo, anche netto, seguito da una lenta ripresa dei volumi. Invece, metà dei ghiacciai in perdita a ovest non mostra alcun segno di nuovi accumuli, nemmeno temporanei.