Lo studio di MedicalAid sul nesso tra clima e salute
(Rinnovabili.it) – Come cambierà il nesso tra clima e salute man mano che aumenta il riscaldamento globale? Quali paesi sono già più colpiti oggi, e quali invece se la stanno passando meglio? Sulla base dell’aumento delle temperature registrato finora, il climate change ha avuto l’impatto sanitario più basso nei paesi nordici: Islanda, Svezia e Finlandia. Mentre i più colpiti sono Iran, Guinea Equatoriale e Marocco.
Lo rivela uno studio di MedicalAid, che ha creato un Environmental Health Index per 103 paesi. Molti i fattori di cui si tiene conto: i livelli di esposizione al piombo, all’ozono, le polveri sottili PM2.5, i composti organici volatili, e l’accesso all’acqua potabile. Oltre all’andamento delle temperature rispetto alla media 1950-1981 e ai livelli di emissioni pro capite di CO2.
“L’attività umana e i cambiamenti climatici hanno avuto un impatto indiscutibile sull’ambiente, con l’aumento dell’inquinamento, l’innalzamento del livello del mare e le temperature medie che si fanno più calde ogni anno che passa. Dato che il clima continua a cambiare, abbiamo voluto indagare quali sono i Paesi che offrono gli ambienti più ospitali e salubri per gli esseri umani e quali sono le parti del mondo con climi che pongono i maggiori rischi per la salute umana”, scrivono gli autori.
Clima e salute, l’Italia è solo 31°
La classifica su clima e salute mette l’Italia al 31° posto con un punteggio di 5,88 su 10, a grande distanza dai primi posti (l’Islanda ha un punteggio di 7,82) e ben lontana da altri paesi mediterranei come la Grecia (18° con 6,5 punti).
“Molte delle più grandi economie del mondo non hanno ottenuto buoni risultati, dimostrando che un’economia moderna e ben sviluppata non sempre va di pari passo con un ambiente pulito e vivibile”, continuano gli autori. “Ad esempio, la potenza economica cinese si è classificata al 94° posto, a pari merito con l’Azerbaigian, mentre il Sudafrica, una delle maggiori economie del continente, si è piazzato al 96° posto. Anche molte nazioni ricche del Medio Oriente, come Bahrein, Qatar, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti, si sono piazzate negli ultimi 20 posti, suggerendo che anche i fattori regionali potrebbero giocare un ruolo importante nella creazione di ambienti malsani”.